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Segreteria Rinascimento - 10 aprile 1997
Da "L'OPINIONE" del 10 aprile 1997, pag.3

E ANCHE IL CSM SI PREPARA AD AFFOSSARE LA BOZZA BOATO

Mentre il Parlamento europeo vota una risoluzione per la divisione delle carriere, giudici e pm si schierano contro la riforma

Di Adalberto Signore

La Bozza Boato" vorrebbe un'integrazione dell'articolo 105 della Costituzione. Poche parole, ma decisive: "il Csm non può adottare atti o deliberazioni di indirizzo politico". Come dire che i magistrati devono rimanere al loro posto, non solo quelli che lavorano a tempo pieno in procura, ma anche quelli che, eletti a Palazzo dei Marescialli, hanno preferito l'amministrazione della giustizia ai tribunali. Per tutta risposta, l'organo di autogoverno dei giudici alza la testa e si prepara a dare i voti al lavoro della Bicamerale. Inutile dire che le pagelle di Boato e compagni saranno pessime. I1 Consiglio, infatti, sembra intenzionato a dedicare al delicato problema delle riforme la relazione annuale al Parlamento che ha per oggetto lo stato della giustizia in Italia. La battaglia era in calendario per ieri, ma il vicepresidente del Csm, Carlo Federico Grosso, ha chiesto al plenum ventiquattr'ore di riflessione. E il tutto c stato rimandato a questa mattina. Esistono, però, due questioni preliminari che il Csm

non sembra considerare. In primo luogo la relazione annuale dovrebbe riguardare lo stato dei lavori e non certo valutazioni di merito sui lavori di un organo bicamerale. Inoltre, nonostante una pessima consuetudine inaugurata negli ultimi anni, il referente di Palazzo dei Marescialli non è affatto il Parlamento come vorrebbero alcuni consiglieri, bensì il ministro di Grazia e Giustizia. E pare strano che degli operatori del diritto confondano con tanta facilità legislativo ed esecutivo. Non è un caso che Grosso abbia preferito prendere tempo, visto che il clima a piazza Indipendente sembra davvero caldo. Alcuni consiglieri laici quelli nominati dal Parlamento in seduta comune hanno minacciato di abbandonare l'aula se il plenum decidesse di procedere su questa linea. I più agguerriti sembrano essere Agostino Viviani (Forza Italia), Marco Fumagalli e Vittorio Gabri (ex Lega). E anche ieri hanno confermato di voler disertare la seduta: l'obiettivo è quello di far mancare il numero legale necessario all'apert

ura dei lavori "perchè avvertono bisogna evitare ingiustificate invasioni di campo nei confronti del potere legislativo". Ritiene inopportuno il dibattito anche Paolo Franchi, laico di An ma alla fine non dovrebbe unirsi ai "disertori". Insomma, il Csm non perde tempo a difendere le proprie prerogative, "anche dicono alcuni esponenti del Polo quelle che si è attribuito da solo". Non a caso, i punti più criticati della "bozza Boato" sono la proposta di equilibrare il rapporto tra membri laici e togati all'interno del Consiglio (perchè, inevitabilmente, verrebbe ridimensionato il potere della corporazione) e la già citata aggiunta all'articolo 105 che con una espressa previsione costituzionale impedirebbe al Csm qualsiasi risoluzione di tipo politico. I togati di Palazzo dei Marescialli, poi, non dimenticano il problema della divisione delle carriere, il problema è più o meno lo stesso, solo che visto da un'altra angolazione. Se si arrivasse alla separazione di giudici e pm, infatti, non potrebbe più esse

rci un solo Csm che controlli entrambi le categorie. E mentre a piazza Indipendenza si lavora per affondare la "bozza Boato" (perchè, anche se indipendente dai lavori della Bicamerale, la relazione annuale redatta dal plenum verrebbe ad essere un forte segnale di dissenso), anche le procure hanno alzato la voce. Archiviata l'ipotesi dello sciopero di piazza, resta la "manifestazione nazionale" del 19 aprile. Nel mirino, come vuole la prassi delle ultime settimane, c'è sempre il relatore del comitato garanzie Boato. Le polemiche sono arrivate fino a Montecitorio dove e stata recapitata (una copia per ciascun componente della Bicamerale) una petizione sottoscritta da oltre duecento magistrati di Torino. E pensare che, solo martedì scorso, da Strasburgo era arrivato un preciso segnale in senso opposto. Il Parlamento Europeo, infatti, ha chiesto in una risoluzione "la separazione delle carriere di magistrato inquirente e giudicante, al fine di garantire un processo equo". A questo già troppo confuso panorama, Si

aggiunge anche il dibattito sull'indulto che proprio ieri (relatore Niki Vendola) è approdato alla commissione Giustizia della Camera. Il problema non è di poco conto, visto che una discussione di questo genere porterebbe ad una ben più complessa rivisitazione degli anni di piombo. Al momento, i detenuti "politici" sono 224:191 di sinistra e 33 di destra. Gli ergastolani sono 93 e 17 gli accusati di strage. Da parte di tutte le forze politiche c'è, in qualche modo, la volontà di chiudere la fase della legislazione di emergenza che ha caratterizzato la lotta al terrorismo. L'indulto, in questo senso, potrebbe diventare lo strumento per riequilibrare, dopo quasi vent'anni, le pene per detenuti che non rappresentano più un pericolo per lo Stato. Il discorso vale a 360 gradi: ex comunisti ed ex fascisti.

 
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