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Conferenza Movimento club Pannella
Segreteria Rinascimento - 10 aprile 1997
Da "IL GIORNALE" del 10 aprile 1997, pag.1

ANATOMIA DI UN RELITTO

Di Vittorio Feltri

I "fenomeni", quelli che derisero Silvio Berlusconi perchè non era in grado di governare e Umberto Bossi perchè indossava la canottiera, quelli che sfotterono Pinuccio Tatarella perchè andava in giro per l'Europa con la camicia nera sugli occhi che canzonarono tutto il centrodestra perchè era un'armata Brancaleone allo sbando, i "fenomeni" hanno fatto la fine e la figura della banda dell'Ortiga, ladri di polli cui non ne andava dritta una. Hanno fatto la fine e la figura che si meritano gli incapaci e i presuntuosi: colpiti dalla Nemesi storica. I progressisti non si salveranno, nonostante i penosi tentativi di stare aggrappati al potere, l'unica cosa che a loro interessa davvero. Può darsi che riescano ancora un po' a ingombrare la scena, ma ormai sono morti. Stecchiti. Rimane da fissare la data del funerale. Ciò che è accaduto negli ultimi giorni ha dell'incredibile, al punto che è difficile perfino raccontarlo tanto e surreale. Temo che i cittadini abbiano un rifiuto per queste fumosità che rendono la pol

itica un dramma incomprensibile interpretato da guitti improvvisati, buoni a nulla e capaci di tutto. Come Prodi, il più triste nella sua involontaria comicità. Quello che ha combinato ieri ricorda il volo isterico, disperato e insensato di una falena prigioniera in un lampione. Povero reverendo premier, fa quasi tenerezza adesso che si è risvegliato dal sogno di grandezza in cui s'era cullato per quasi un anno, illudendosi di essere lo statista inviato dalla Provvidenza a risolvere i problemi italiani. Ma quale statista? Avrei qualche difficoltà perfino ad affidargli l'amministrazione di un condominio, se lo giudico dai risultati che egli ha ottenuto a Palazzo Chigi. Il Paese e steso e solamente il senso di responsabilità del Polo, in particolare di Silvio Berlusconi che ha imparato in fretta a badare agli affari di Stato oltre che ai suoi, lo ha affrancato dal pericolo di perdere la reputazione internazionale. Ma sì, andremo in Albania grazie al voto determinante del centrodestra, perchè l'esecutivo Dowm s

i è squagliato sotto il peso dell'ennesimo ricatto di Fausto Bertinotti. La vicenda è nota e non vale la pena riassumerla, ma bisognava prevederne la conclusione: era da sapersi che una maggioranza imperniata sul voto dei comunisti non avrebbe resistito a lungo. Era logico aspettarsi che gli interessi di Rifondazione avrebbero prima o poi fatto a pugni con quelli della sinistra moderata e dei centristi. E così è stato. Il pugilato è cominciato subito. E i cazzotti più forti sono sempre partiti da Bertinotti: o si fa come dico io oppure mi ritiro e voi compagnucci andate a casa. Poichè a casa non volevano andare, i compagnucci hanno incassato. Tutti i provvedimenti antieconomici e in favore dell'assistenzialismo più vieto sono stati pretesi dai comunisti, la cui linea ha trionfato umiliando le aspettative liberali di gente come Ciampi obbligata a firmare manovre da socialismo reale. Che assurdità, l'Italia è stato l'unico Paese occidentale ad aver riesumato i marxisti per esserne guidato in un'Europa che inve

ce li ha banditi. Prodi, considerando debole l'opposizione, aveva supposto troppo da sé e dalle sue presunte capacità di mediare. Ma non ha mai mediato, ha soltanto subito. Il Giornale avvertì del rischio che si correva mettendosi nelle mani di Bertinotti, ma i nostri avversari ci coprirono di insulti secondo le abitudini della casa progressista. Ci fecero passare per noiosi anticomunisti viscerali che vedevano rosso dappertutto e lanciavano allarmi infondati allo scopo di spaventare i grulli. Comodo adesso dire che avevamo ragione.

Il disfacimento della maggioranza è totale, il governo è marcio, ma il presidente del Consiglio nella sua testardaggine non si dà per vinto. Pensate che dopo aver sbattuto il naso nel "no" di Rifondazione, anzichè assegnarsi al fallimento e consegnare i libri in tribunale, cioè restituire il mandato nelle mani di Scalfaro, egli è sì corso dal capo dello Stato, ma per farsi rispedire in Parlamento a chiedere di nuovo la fiducia. Che vergogna. E che malinconia. E poi hanno il coraggio di parlare di seconda Repubblica; questa ne è solo una putrida degenerazione alimentata da bizantinismi infetti. Ed ecco, assistiamo a una riedizione degli antichi e odiati balletti, su e giù dal Quirinale, trattative più o meno segrete, patteggiamenti, scambi di favore. Oggi e domani il premier dimmezzato si ripresenta alle Camere e fingerà di esporre un nuovo programma su cui l'assemblea voterà ancora la fiducia. E Bertinotti si è già impegnato a dargliela qualora Lazzaro Prodi non accenni a tagli dello Stato sociale, delle pe

nsioni eccetera eccetera. La solita solfa. Si ricomincia. Intanto Dini giura che stavolta non ci starà se non avrà avuto la promessa formale che l'esecutivo farà il contrario di quanto i comunisti reclamano. Alla prova dei fatti, un accordo lo troveranno, come di consueto. Ma sarà un accordo per tirare a campare fra un ricatto e un altro di Rifondazione. Fin quando? Tacciono tutti. E nel silenzio e nell'immobilità i guai italiani marciscono: e infatti di ieri anche la notizia che Cesare Romiti è stato condannato quale vittima dei soprusi di una classe politica tangentara. La Fiat ha pagato per lavorare? Peggio per la Fiat, che sia punita. Essere concussi è una colpa. Questa è la giustizia. E i magistrati, quelli che mandano in galera tutti tranne i pidiessini, protestano. Ingiungono al legislatore di lasciare loro il potere di influenzare i poteri, di selezionare chi deve comandare e chi deve essere spazzato via. E poichè intorno c'è il vuoto essi minacciano di riempirlo. Ci mancherebbe soltanto questo. Che

il Polo ci protegga.

 
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