"PIU' VOCE AI GIORNALISTI SUI REFERENDUM"
I presidenti Abruzzo e Bellinetti chiedono che Scalfaro intervenga per metter fine al monopolio informativo di Pannella. Gli Ordini di Lombardia e Veneto vogliono poter spiegare la loro posizione sul quesito che abolisce la professione.
MILANO - Franco Abruzzo e Michelangelo Bellinetti, presidenti dell'Ordine dei giornalisti della Lombardia e del Veneto, hanno chiesto al presidente della Repubblica di intervenire perché finisca il monopolio informativo di Marco Pannella sui referendum. "Anche i soggetti passivi di un referendum, ossia i giornalisti rappresentati dall'Ordine professionale - scrivono in una lettera aperta ad Oscar Luigi Scalfaro - hanno diritto di difendere le loro ragioni, la loro identità. Non si può assistere silenziosi al quotidiano spettacolo di Marco Pannella, che propaganda i suoi quesiti firmati da circa l'1% del popolo italiano". Abruzzo e Bellinetti chiedono che l'Ordine dei giornalisti del Veneto e il Consiglio nazionale dell'Ordine, siano messi in condizione sulle tv pubbliche e sulle tv private, nonché sulla carta stampata "di spiegare che i cosiddetti 'riformatori' vogliono annientare 15mila professionisti, che ogni giorno garantiscono l'informazione ancorati a regole etiche scritte nella legge del 1963". "Marco
Pannella - continua il documento - va ripetendo falsamente che il referendum "è sull'Ordine dei giornalisti". Il referendum, invece, è sulla professione giornalistica regolata dalla legge che si vuole abrogare e che prevede il funzionamento di tre organismi: L'Ordine come ente organizzativo della professione; i Consigli regionali e il Consiglio nazionale, concepiti come giudici disciplinari in caso di violazione delle norme deontologiche. Il ruolo dei Consigli è stato ampliato dal Codice di procedura penale che li vuole giudici delle violazioni commesse in danno dei minori e dalla legge 18 dicembre1966 n. 675 che li vuole giudici delle violazioni commesse quando si divulgano i dati personali di un cittadino. Il Parlamento, quindi, un mese fa ha ampliato le funzioni dei Consigli dell'Ordine come giudici incaricati di far rispettare la buone regole del giornalismo nel campo della tutela dei dati personali!". I due presidenti ribadiscono che il referendum "crea solo guasti e non garantisce i diritti dei cittad
ini a essere informati correttamente. Il referendum distrugge e basta! Senza legge, infatti, i giornalisti non potrebbero più tutelare la riservatezza delle loro fonti e il segreto professionale, e i direttori non sarebbero più garanti dell'autonomia delle redazioni, in quanto il contratto di lavoro perderebbe l'aggancio con l'etica professionale oggi calata nella legge. La libertà di cronaca sarebbe colpita a morte, mentre il direttore responsabile non sarebbe più da considerare "autore dell'opera collettiva dell'ingegno che è il giornale". Il direttore responsabile, non più giornalista professionista, diventerebbe un dirigente dell'azienda editoriale alle dipendenze operative dell'amministratore delegato e del suo braccio destro (il direttore editoriale)". Abruzzo e Bellinetti chiedono, inoltre, un intervento pubblico "perché i lavori della Corte costituzionale siano circondati dal rispetto che tutti dobbiamo a un organo di così alto livello". La lettera rivolge infine un appello ai presidenti del Senato
e della Camera, al presidente della Commissione parlamentare di vigilanza dei servizi radiotelevisivi, al garante per la radiodiffusione e l'editoria, perché facciano "ciascuno la loro parte in modo che ai soggetti passivi dei referendum sia garantita una quantità di accesso ai mezzi radiotelevisivi pubblici e privati, nonché alla carta stampata, pari a quella concessa quotidianamente a Marco Pannella. Il Parlamento e gli organi di nomina parlamentare dovrebbero anche interrogarsi, e al più presto, sul futuro di un giornalismo lasciato senza regole!".