L'interessante dibattito che si è acceso intorno al problema della scuola, non può non coinvolgere chi da poco è uscito dal sistema scolastico, non come insegnante, ma come studente, che in più, per molteplici ragioni, ha frequentato (o è entrato in contatto) sia scuole pubbliche che private clericali e "laiche".La mia formazione culturale, che contraddittoriamente si articola nella contrapposizione fra l'ideologia cattostatalista "insegnatami" nei vari istituti e le intuizioni libertarie portatemi dalla strada, mi imporrebbe da un lato di affermare che la scuola deve assolutamente essere laica (e quindi pubblica?), dall'altro che allo Stato ed ai governi non dovrebbe assolutamente essere affidata la formazione di alcunché che altrimenti verrebbe assoggettato ai fini dello Stato e dei governi stessi. E se penso a ciò che è accaduto a me nei tredici anni di scuola, non posso che ribadire la contraddizione (forse apparente): la scuola italiana pubblica o privata è comunque di stato e di governo, contemporaneamente di quello laico (partitico?) e di quello vaticano, in una compromissione di principi che realizzano la "cultura" di questo paese.
Voglio dire, in realtà, che pubblica o privata, la qualità ed il contenuto dell'insegnamento non cambia né nella sostanza né nella forma. Nelle scuole pubbliche ci sono migliaia di professori frustrati da loro stessi, a cui il '68 ha lasciato o la reazione o il conformismo, professori incapaci di incuriosire, interessare (assetare ed affamare di cultura) milioni di studenti completamente "atrofizzati". Nelle scuole private (clericali o laiche) vi sono migliaia di professori nella stessa condizione dei privilegiati pubblici, che in più vengono sottopagati da presidi il cui unico interesse è quello di fare della propria scuola un parcheggio per i figli imbecilli di quelli che sono disposti a svenarsi pur di dare loro un diploma.
Insomma il problema della scuola italiana non è la parità tra pubblico e privato, tra clericale e laica, e tutte le altre questioni importanti, ma è la scuola stessa il problema, a partire da chi l'ha pensata, a chi la ripensa oggi, fino a chi la vive da una parte o dall'altra della cattedra.
E forse dovremmo cominciare seriamente a pensare di abolire la scuola, la "formazione", la "educazione", e tutte queste pippe che solo strutture, la cui funzione non è altro che quella di annullare la libertà altrui per conformarli al sistema, hanno inventato, sviluppato e perfezionato.
Credo veramente che il problema oggi non sia più quello di una riforma per introdurre libertà e autonomia, ma distruggere definitivamente un sistema gesuitico e stalinista, che si è rafforzato nel tempo, per permetterci di sperare che un giorno non si impari e non si insegni la "libertà", ma si sia liberi di imparare e di insegnare.