articolo apparso su La Nazione del 20/01/97 col titolo "Quei Fondi non spesi"
di Gianfranco Dell'Alba, deputato europeo della Lista Pannella-Riformatori
La settimana scorsa il relatore generale del Parlamento Europeo per il progetto di bilancio dell'UE per il 1998, il democristiano tedesco Tillich, ha proposto ufficialmente quello che da tempo co-
va sotto la cenere, a Bonn e dintorni: per preparare i Paesi del Centro e dell'Est europeo a quell'allargamento dell'Unione fortissimamente voluto dalla Germania, occorre un ulteriore esborso
delle casse comunitarie che si aggiunga al gia' esistente pogamma per i paesi dell'Est. Alcontempo, la Germania non ha alcuna intenzione di tirare fuori risorse supplementari da immettere nel bilancio Cee, e occorre quindi reperire i soldi all'interno delle disponibilita' esistenti. Qual e' allora la proposta Tillich? Semplice: togliere al Paesi che non utilizzano interamente i fondi strutturali
europei le somme non impegnate e stornarli a profitto di un nuovo strumento finanziario destinato ai paesi dell'Est. Un paese che non utilizza i fondi strutturali, istituiti alla fine degli anni '80 su
pressione dei paesi del Sud dell'Europa per riequilibrare gli effetti del mercato unico a favore delle regioni in ritardo di sviluppo e dei settori produttivi in declino, dimostra di non averne bisogno,
secondo.una logica che da un certo punto di vista non fa una grinza. Dunque, non dovrebbe essere un problema operare per destinare tali risorse a chi effettivamente ne ha piu' bisogno. Ora l'Italia e' l'unico paese che strutturalmente non riesce a spendere una parte sostanziale dei Fondi, ed e' quindi al nostro Paese che queste proposte sono innanzitutto dirette. Purtroppo alla base di quest'attacco
all'italia in piena regola vi e' la cruda verita' delle cifre: un tasso d'utilizzo bassissimo (in una regione addirittura inferiore all' 1% per il periodo 1994-96), procedure farraginose e complesse, inefficienza burocratica, eccessiva decentralizzazione senza aver posto gli amministratori locali nelle condizioni di saper gestire in modo ottimale le risorse, difficolta' di cofinanziamento sono alla base di
questa Caporetto alla quale poco o punto puo' porre rimedio una "cabina di regia" non dotata di alcun strumento per poter indirizzare ed agevolare il compito delle Regioni. Ciampi ha promesso alla
commissaria europea Wulf-Mathies di riuscire ad arrivare ad un tasso di utilizzo del 38% entro la fine dell'anno, ma vi e' da dubitare che possa mantenere il suo impegno, visto che non mi pare che
sia stato fatto granche' in proposito. Ma allora che fare? Io credo che i lacci e lacciuoli della nostra amministrazione, nazionale e regionale, sino ad oggi incompatibili strutturalmente alla buona
gestione di tali risorse, al di la' della buona volonta' dei singoli, e che siamo fuori tempo massimo per ogni eventuale riforma all'interno del quadro esistente. Ma se cio' e' vero, l'unica strada che mi
sembra ancora percorribile e' la "privatizzazione" della gestione dei Fondi strutturali. Tale soluzione appare di facile realizzazione: essa potrebbe essere decisa con decreto del governo motivato dall'urgenza incontestabile e attuato attraverso la selezione di agenzie ed aziende che operino con criteri privatistici, prevedendo un obbligo di risultato e sottoponendole a controlli adeguati.