Roma, 23 Aprile 1997

Premesso che:

il giorno dopo il tragico rogo del Duomo di Torino alcune fra le massime autorità della Repubblica, dal Vice Presidente del Consiglio dei Ministri Valter Veltroni, al Presidente della Camera Luciano Violante, si sono recate sul luogo del disastro ed hanno assicurato che gli interventi per la ricostruzione saranno rapidissimi al fine di non pregiudicare l'ostensione della Sindone prevista sia per il prossimo anno, sia in occasione del Giubileo nel 2000 e che tali impegni sono stati ribaditi in Parlamento tre giorni dopo;

la dovuta solerzia dimostrata dalle autorità rispetto al disastro di Torino stride con la sostanziale e generale indifferenza che da oltre un anno regna su di un altro evento paragonabile a quello di Torino: il crollo del Duomo di Noto;

la rovina della più alta testimonianza del Barocco siciliano - peraltro provocata da effetti non casuali, ma dall'incuria - provocò solamente la visita lampo del Ministro dei Beni Culturali già dimissionario professor Paolucci e le solite promesse; e a tredici mesi di distanza le macerie del Duomo di Noto non sono state nemmeno censite.

Per sapere:

quali provvedimenti urgenti il Governo intenda adottare per la ricostruzione del Duomo di Noto e per la salvaguardia, seppur tardiva, dell'intero centro storico di Noto. L'annuncio di tali provvedimenti servirebbe a tacitare quanti fanno risalire l'interventismo del Governo rispetto all'incendio di Torino alla vicinanza sia delle elezioni amministrative, sia dei centri di potere economico e finanziario che la piccola Noto non può certo vantare.

MILIO