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Conferenza Movimento club Pannella
Segreteria Segr.Pannella - 1 maggio 1997
Roma, 28 aprile 1997

Egregio Avvocato,

a prescindere da vicende piu' lontane di nostro impegno sulla e per la giustizia che le sono ben note, ora per mesi abbiamo contattato il mondo dell'avvocatura e dei giuristi sollecitandoli a mobilitarsi, personalmente o attraverso le proprie organizzazioni, da una parte a difesa dei due referendum sulla giustizia che sono attesi al voto il 15 giugno, sulle carriere dei magistrati e sugli incarichi extragiudiziari, e dall'altra a sostegno di nuovi referendum, da studiare e proporre insieme.

Per il primo obiettivo, sappiamo che "si dibatte" da sempre sulla necessita' di riformare il sistema che regola le carriere dei magistrati. Da sempre l'avvocatura sostiene essere necessario il passare dal sistema attuale, che permette ai magistrati di progredire automaticamente in carriera al di la' di ogni effettiva verifica delle loro capacita' e dei loro meriti, ad un sistema che li misuri e valuti attentamente, permettendo ai piu' equilibrati, meritevoli e capaci di progredire in carriera, punendo almeno cosi' i negligenti e gli incapaci.

Il 15 giugno gli italiani sono chiamati a votare per il referendum che va in questa direzione. Chi lo sa? Chi lotta concretamente per questo obiettivo, cosi' vicino e raggiungibile?

L'altro referendum riguarda il tema scottante ed attuale degli incarichi extragiudiziari. E' inaccettabile che i magistrati possano continuare ad assumere incarichi estranei al proprio ufficio (non solamente arbitrati e collaudi, ma in primo luogo incarichi presso i ministeri, la Presidenza della Repubblica, la Consulta, etc.) che oltre a distrarli dal loro precipuo compito di dire giustizia, innescano meccanismi distorsivi e di corruzione per l'intera macchina giudiziaria e di commistione e confusione dei poteri.

Il 15 giugno si vota per eliminare la possibilita' per i magistrati di assumere qualunque specie di incarico extragiudiziario, di fronte a proposte governative che potenziano proprio i piu' pericolosi straripamenti di poteri e funzioni. Anche qui, chi - a parte noi - lotta per difendere e vincere questo referendum?

Abbiamo raccolto le firme, abbiamo fatto scioperi della fame e della sete per riuscirci, abbiamo difeso questi altri referendum dalla Corte Costituzionale, speso centinaia di milioni per acquistare pagine di giornali e informare i cittadini della loro esistenza e del pericolo che la Corte e il regime li facessero fuori, siamo alla fine riusciti a portare al voto sei referendum su venti tra i quali questi due sulla giustizia. Avevamo chiesto a chi avrebbe dovuto essere direttamente interessato, gli avvocati, di darci una mano durante la raccolta delle firme ma nessun concreto aiuto ci era allora giunto, e una volta riusciti da soli nell'impresa, abbiamo proposto loro di costituire Comitati per il SI ai referendum e di mobilitarsi da subito per allertare l'opinione pubblica sul rischio che i disegni di legge Flick li vanifichino.

Il regime, fissando al 15 giugno la tenuta dei referendum e continuando nell'ostracismo feroce e di stampo totalitario contro ogni informazione sull'iniziativa referendaria, punta apertamente a eliminare anche i referendum residui, con artifici parlamentari fino all'ultimo istante, e poi con il mancato raggiungimento del quorum del 50 per cento degli elettori.

In Albania sembra vi siano stati brogli, ma in Italia e' oggi vietato votare, e l'esito non e' gradito! A questo risponde per ora un coro di rane. Noi non ci stiamo.

Non ci siamo arresi, anzi, abbiamo rilanciato proponendo una nuova campagna referendaria con nuovi referendum dirompenti sulla giustizia.

Questa proposta si inseriva nel quadro più ampio di una iniziativa politica volta a stringere un'alleanza "storica" dei ceti liberali e produttivi di questo paese, da troppo tempo divisi, subalterni, marginalizzati dal regime e dal blocco sociale, corporativistaburocratico che ha dominato il nostro paese per gran parte del secolo e lo domina ancora.

Tale alleanza avrebbe potuto assumere la forma di un vero e proprio contratto politico, con il quale da una parte proponevamo una serie di referendum di liberazione dallo "statalismo" e ci impegnavamo a organizzare e concludere l'intera campagna, dall'altra Confindustria, Confcommerio, Confagricoltura, avvocati, oltre al sostegno ed alla partecipazione politicoreferendaria, avrebbero dovuto preventivamente assicurare il 10 per cento del costo dell'operazione, corrispondente a un centinaio di milioni per provincia italiana.

Nell'ambito di questa nuova iniziativa, ci erano giunte negli scorsi mesi da una parte dell'avvocatura romana, come da noi auspicato, diverse proposte di nuovi referendum sulla giustizia, tra queste una particolarmente interessante, volta ad abolire la distinzione tra i termini ordinatori e perentori. Un referendum su questo tema rappresenterebbe, o avrebbe rappresentato, ci si e' detto, una vera e propria rivoluzione culturale, perche' affermerebbe il principio secondo cui l'obbligo di rispettare i termini processuali vale anche per la pubblica amministrazione, il magistrato, e non solo per il cittadino, e per la sua "difesa".

Abbiamo spiegato, a chi ci ha chiesto di promuovere questo referendum, che volentieri ci saremmo mossi, ma che senza le risorse umane, politiche e finanziarie necessarie, non ci saremmo immolati ad intraprendere una nuova campagna referendaria; era ed e' - questa volta - necessario che dai cittadini, e dunque dagli avvocati in primo luogo, ci giungessero e ci giungano al piu' presto opere, azioni, danaro, non chiacchiere dei vari ruoli di regime. Ad oggi abbiamo ricevuto 2 milioni, da tre avvocati. Opere, azioni: nulla.

Restano ora solo pochissimi giorni. Se da oggi ci giungessero decine e decine di contributi da singoli avvocati, o da studi associati, o da organizzazioni, potremmo ancora pensare di intraprendere questa nuova campagna referendaria, ben sapendo di avere a disposizione meno di due mesi per raccogliere le firme. Ma se continua a non giungerci risposta alcuna, e' bene che si sappia che anche dall'avvocatura italiana questi referendum sono stati vietati. Ci rifiutiamo di continuare a costituirci in un'estrema minoranza di partigiani, martiri o eroi, di una democrazia che viene assassinata nei fatti, anche da chi a parole la chiama e l'acclama.

Questa volta siamo ben pronti e decisi anche a non fare i referendum se il disinteresse e il vaniloquio continuasse - come pare - a imperare, ma operiamo ancora affinche' un segnale concreto di speranza possa giungerci e per questo restiamo in attesa di un Suo contatto.

Con i migliori saluti

Marco Pannella Giuseppe Micheletta

(responsabile dei referendum sulla giustizia)

P.S. Indirizzare ogni risposta o richiesta di ulteriori informazioni a: Giuseppe Micheletta, Via di Torre Argentina, 76, 00186 Roma, tel. 06/689791 - fax 06/6872311 - Email: HYPERLINK mailto:g.micheletta@agora.stm.it g.micheletta@agora.stm.it

 
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