Radicali.it - sito ufficiale di Radicali Italiani
Notizie Radicali, il giornale telematico di Radicali Italiani
cerca [dal 1999]


i testi dal 1955 al 1998

  RSS
sab 17 mag. 2025
[ cerca in archivio ] ARCHIVIO STORICO RADICALE
Conferenza Movimento club Pannella
Donvito Vincenzo - 3 maggio 1997
REPUBBLICA, 3 MAGGIO 97

titolo: Il concerto dei giovani d'oggi

occhiello: CONTROLUCE Dove sono, come sono? in Piazza San Giovanni c'erano cinquecentomila ragazzi. Grazie al potere della musica

di Gino Castaldo

testo:

Tutti si chiedono: dove sono i giovani? Eccoli, schierati al concerto del Primo Maggio, da piu' di cent'anni festa dei lavoratori ed oggi in Italia diventata anche festa dei giovani. Anzi - a giudicare dal colpo d'occhio della piazza - dei giovani di sinistra, quelli che nessuno vede o vuole piu' vedere nel generico frullato del cosiddetto vuoto generazionale, e che invece arrivano in piazza tutti insieme, appassionatamente e con tante bandiere rosse. E' l'unico raduno di massa legato alla musica che venga oggi organizzato in Italia e le 500-600mila presenze di piazza San Giovanni a Roma fanno impallidire qualsiasi raduno pop mai fatto in Europa.

I sindacati, che saggiamente sul palco non si fanno neanche vedere, raccolgono qui un premio senza alcuna fatica. Se non sapessimo altro, a vedere la piazza potremmo pensare a un sindacato che si occupa attivamente della questione giovanile. Cosi' non e', ma almeno una l'hanno azzeccata. Hanno trasformato una potenziale giornata di comizi in una festa della musica, e alla fine lo spettacolo piu' emozionante sono proprio loro, questi ragazzi ritenuti di solito cosi' indecifrabili. La visione d'insieme ricorda una fotografia d'altri tempi. Ma i tempi sono comunque cambiati e si vede da questa immensa aggregazione dominata a sorpresa dalle bandiere rosse dei Centri Sociali, dalle immagini di Che Guevara, da svariate combinazioni di falce e martello. Intanto perche', rossi o no che siano, e' la folla piu' paziente che abbiamo visto in tanti anni di raduni. In altri tempi avrebbero sfasciato il palco in tanti pezzettini, se non altro perche' su otto ore di kermesse la musica suonata ha occupato appena la meta'.

Dunque ecco come sono i giovani, anche quelli che nelle prime file cantavano "chi non salta Berlusconi e'": sono tranquilli, responsabili, un esempio di civilta' che dovrebbe far riflettere sulle difficolta' che oggi incontrano gli organizzatori di concerti a dispetto delle protezioni di cui gode il calcio, dove invece si azzuffano e si accoltellano per molto meno. La stessa composizione della platea e' singolare. A piazza San Giovanni non ci sono solo i giovani rossi, si mescolano ragazzi con motivazioni diversissime. Ci sono quelli, e sono tantissimi, che accorrono solo per la musica, per loro che sia il primo maggio o il quindici luglio fa piu' o meno lo stesso. Altri, molti, vengono fin dal sud piu' estremo, spinti da una indomabile fame di musica, che dalle loro parti arriva poco e malamente, e anche per colorare una volta tanto la loro partecipazione con i simboli dell'impegno, risorto qui a San Giovanni al di la' di ogni previsione.

L'unico dato non mutato rispetto ad altre epoche, e' che alla fine la musica unisce tutto, mette d'accordo tutti, anche questa variegata e indefinibile galassia giovanile che nessuno, malgrado tanti sforzi, riesce ad unificare in una sola definizione. Non ci si riesce perche' oggi non c'e' un giovane uguale all'altro. Le affinita' sono ristrette alla dimensione di piccoli gruppi ma e' difficile andare oltre.. Ogni catalogazione sarebbe azzardata. E' una folla di ragazzi, ma a metterli d'accordo sono 99 Posse, Litfiba, Jovanotti, Pino Daniele e soprattutto l'idea di ritrovarsi tutti, nello stesso giorno, a celebrare l'antico e mai dismesso rito della musica. Che d'altra parte viene maltrattato in ogni modo.

Perche' a vincere e' di nuovo la televisione, anche in un evento cosi' clamorosamente legato alla piazza. Piu' che un concerto e' stata una sfilata, dove abbiamo visto la parte piu' significativa della musica italiana, questo e' vero, ma ridotta ad un estenuante avvicendamento: un pezzo, massimo due, e via un altro, sempre dopo una buona pausa in genere piu' lunga dell'esibizione. Si trattano cosi' cinquecentomila giovani disposti ad aspettare per ore, sotto la pioggia, della musica da ascoltare?

fine testo

 
Argomenti correlati:
stampa questo documento invia questa pagina per mail