Lettera aperta al Capo dello StatoBruxelles, 7 maggio 1997
Gianfranco Dell'Alba e Olivier Dupuis, deputati europei della Lista PannellaRiformatori, confermando il loro rifiuto di recarsi al Quirinale domani 8 maggio hanno inviato al Capo dello Stato la seguente lettera aperta:
"Signor Presidente, giovedì 8 maggio Ella riceverà al Quirinale gli ottantasette deputati europei eletti in Italia per un incontro che avrebbe dovuto costituire l'occasione per un dialogo franco e approfondito sui principali aspetti della costruzione europea, in un momento particolarmente significativo anche in relazione alla posizione complessiva del nostro Paese di fronte alle prossime scadenze in materia di Unione Economica e Monetaria ed alla conclusione della Conferenza intergovernativa per la revisione del Trattato di Maastricht.
Viceversa, accade che da un lato i giudizi denigratori da Lei recentemente emessi nei confronti della Istituzione comunitaria che rappresenta il perno di quel modello di costruzione europea a vocazione federalista per il quale l'Italia si è sempre battuta ci mettono in grande imbarazzo nel nostro ruolo di deputati eletti al Parlamento europeo, dall'altro l'udienza accordata alla delegazione italiana al P.E. non ci potrà fornire in alcun modo l'occasione per un minimo confronto politico sui temi summenzionati.
Infatti, nel momento in cui apprendiamo che in virtù di un successivo appuntamento di lavoro con il Ministro degli esteri Lamberto Dini, il nostro incontro non durerà più di 35/40 minuti, è evidente che il tempo a disposizione rischia di essere interamente occupato da una Sua nuova esternazione alla quale non intendiamo fungere da mero uditorio.
Non parteciperemo dunque all'udienza alla quale siamo stati per la prima volta invitati con gli altri parlamentari europei ritenendo che una volta di più, ma se possibile con ancora maggiore gravità per la valenza internazionale delle Sue dichiarazioni, Ella sia uscito dal ruolo che la Costituzione riserva al Capo dello Stato lanciandosi inopinatamente in una ben modesta diatriba dalla quale, ne siamo certi, non uscirà rafforzato né il prestigio del Governo al quale dedica tanta sollecitudine, né l'immagine del nostro paese".
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