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Conferenza Movimento club Pannella
Vernaglione Piero - 11 maggio 1997
In un articolo apparso sul "Sole-24 ore" di ieri, Franco Debenedetti, a proposito dei manager pubblici delle aziende italiane da privatizzare, osserva: "Queste personalità sono ancora oggi in buona sostanza convinte della bontà di quel "dirigismo liberale" di cui Ernesto Rossi - in frontale polemica con Sturzo ed Einaudi - scriveva sul Mondo l'8 giugno 1954. Quel filone di pensiero, convinto "che non vi sia antitesi alcuna tra economia di mercato ed economia programmata", afferma che "la virtù di chi sarà posto alla guida delle imprese pubbliche costituisce la garanzia che deve separare un piano buono da un piano cattivo". Come avrebbero provato negli anni successivi gli studi di Brunner e Buchanan, Stiglitz e Coase, si trattava e si tratta di una pericolosa illusione".
L' affermazione di Debenedetti conferma le perplessità che ho sempre avuto circa l'insistenza di Pannella nell'individuare in Ernesto Rossi (e in Salvemini) i riferimenti politico-culturali per le battaglie liberiste di oggi. Se si cerca una sinistra storicamente favorevole al mercato e ostile alle cristallizzazioni burocratiche e di potere i "due" vanno bene, ma il punto è che oggi probabilmente si deve andare molto oltre, è necessario un liberismo radicale che non deve essere opacizzato da alcuna suggestione interventista. Dunque, anche se seguito dall'aggettivo "liberale", il sostantivo "socialismo" (anche quello "umanitario" e "dolce") di per se rappresenta un'opzione a mio avviso inutilizzabile per le battaglie di oggi. (E toglierei la parola "socialisti" dal simbolo; mi era piaciuto molto il simbolo ideato per le suppletive di Tradate, con la sola scritta "Liberali Liberisti Libertari").

(Nel prosieguo dell'articolo Debenedetti afferma: "Oggi come allora non si vede chi possa fermare una storia che sembra già scritta [...] Oggi solo un "giullare di Dio" come Pannella continua a opporsi".)

 
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