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Conferenza Movimento club Pannella
Manfredi Giulio - 12 maggio 1997
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(articolo di Franco Debenedetti apparso sul "Sole 24ore" del 10 maggio)

"...Quando e se le resistenze saranno superate, i monopolisti saranno diventati holding diversificate, ramificate in business diversi, inserite in reti di partecipazioni e di alleanze, legate da contratti pluriennali, impegnate in investimenti a redditività differita. Società troppo complesse per essere valutate; troppo grosseper essere assorbite dalmercato dei capitali; soprattutto troppo potenti per essere vendute a privati...la politica non ha indicato ai manager virtuosi con stringente chiarezza l'obiettivo che essi devono perseguire: il ritrarsi dello Stato dalla gestione dell'economia come obiettivo da perseguire "per sè"...la virtù di chi è stato posto alla guida di imprese pubbliche dichiarate quattro anni fa non più pertinenti alla mano pubblica finirà per vanificare tale obiettivo. C'è una ragione per tutto questo: essa va ricercata non solo nella persistente vocazione statalistica dei filoni dipensiero politico che hanno dominato per decenni la vita politica italiana, e che nella realtà dei fatti

- a onta di ogni egemonia del cosiddetto "pensiero unico" del mercato - continuano a improntare la vita del Paese. Essa affonda la sua radice nella peculiare visione economica che accomuna la generazione e le esperienze proprio di quelle personalità la cui virtù, in questi ultimi quattro anni, ha saputo portar fuori l'Italia dalla morta gora della Prima Repubblica, ma non ancora avviarla nè a nuove regole politiche, nè a un'economia fondata su mercato e concorrenza.

Queste personalità sono ancora oggi in buona sostanza convinte della bontà di quel "dirigismo liberale" di cui E. Rossi - in frontale polemica con Sturzo ed Einaudi - scriveva sul Mondo l'8 giugno 1954. Quel filone di pensiero convinto <>, afferma che <>...

...Ecco qual è lo sfondo delparadosso italiano attuale: stiamo creando la nuova generazione dei Mattei. Chi all'inizio mandò Mattei all'Agip voleva veramente liquidarla:finì con la sfida dell'Eni alle sette sorelle del petrolio. Grazie alla capacità imprenditorialedi un uomo si era creato un inattaccabile potere economico. I nuovi Mattei, i Bernabè, i Rossi, i Tatò promettono un frutto irresistibile agli occhidella cultura politica italiana, lo statalismo di successo. Sono dei Mattei rassicuranti perchè, a differenza del loro progenitore, mostrano assai meno accentuate tentazioni di sonfinamenti politici. Ma anche per loro effetto, se il processo di liquidazione della presenza pubblica nella gestione diretta di attività economiche si arresta, ciò non avviene solo per le resistenza di Cossutta e Bertinotti, ma per l'eterogenesi dei fini in cui politicamente si risolve ogni missione i cui obiettivi non siano chiariti fin dall'inizio.

Oggi come allora non si vede chi possa fermare una storia che sembra già scritta. All'epoca di Mattei ciprovò Luigi Sturzo, e fula battaglia perduta della sua vecchiaia. Oggi solo un "giullare di Dio" come Pannella continua a opporsi. Anche Amato torna ai suoi studi. E poi opporsi in nome di che cosa? <>, si diceva ai tempi della Thatcher. Ma che bisogno c'è della Thatcher, Blair non ha vinto imitando l'Ulivo?".

P.S. L'articolo di cui ho trascritto ampi stralci era già stato segnalato in precedenza ma forse in modo troppo succinto rispeto all'importanza dei temi trattati; dopo la netta censuranei confronti di Scalfaro per le polemiche contro i "ragionieri europei", dopo la netta presa di posizione contro l'apparentamento di Castellani con Rifondazione, questo articolo "compromettente" che merita sicuramente un'intervista diRadio Radicale; le quotazioni di F. Debenedetti salgono...

 
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