REFERENDUM, SOLO 3 GIORNI PER UNA SCELTA DI LIBERTA'
Di Marco Pannella
V'è un modo collaudato e tragicamente certo per dominare, opprimere, sfruttare un popolo: è quello di accecarlo, di imporgli l'ignoranza della realtà, di vietargli di conoscere prima di scegliere, di eleggere, di votare. E' costringerlo alla rabbia, alla nausea, alla paura, alla rivolta che, appunto, accecano e servono non a chi le vive ma a coloro contro cui vorrebbero esser dirette.
Quanti sanno, in Veneto e in Italia, che per quattro giorni ancora sarebbe possibile ottenere proprio quel che riterrebbero vitalmente necessario e che finora è sembrato impossibile? Pochissimi. Eppure da tempo avevamo chiesto a Confindustria, Confcommercio, Confagicoltura di rimettere al popolo "sovrano", a tutti i cittadini, ai cinque milioni di famiglie di piccoli imprenditori, artigiani, commercianti quelle semplici ma fondamentali decisioni che la "politica" non sa o non vuole prendere.
A questo fine abbiamo elaborato una nuova serie di possibili, referendum sui temi di attualità, non di rado drammatica, del lavoro, dell'impresa, del mercato. Confindustria in testa (con Unioni Provinciali e Regionali), tutti sanno che questi referendum sarebbero plebiscitati, stravinti. Ma occorre raccogliere su ciascuno di essi seicentomila firme per depositarli entro settembre in Corte di Cassazione e poterli votare fra il 15 Aprile e il 15 Giugno del prossimo anno.
Per far questo, decidere di "partire" è impossibile per motivi tecnici, dopo il 19 Maggio. Abbiamo formalmente messo a disposizione di questo progetto la nostra forza organizzativa; eravamo e siamo ancora pronti ad accollarci l'80% delle immense risorse, umane ma anche finanziarie, ad esso necessarie.
Bastava chiedercelo Ma a lungo non abbiamo riscosso che silenzio e imbarazzo, se non ostilità. Ad oggi la sola Confindustria si è detta disponibile ad appoggiare non più di cinque di quei referendum, e non sempre dei più importanti.
Eppure, per fare una pacifica rivoluzione nella vita della maggior parte degli imprenditori e degli stessi lavoratori occorrerebbero meno di un anno. Se il regime, se i partiti, infatti, sapessero che si sta per passar la parola al popolo sul finanziamento pubblico delle loro malefatte e del loro prepotere, sulle ritenute in busta paga (fiscali e no), sul lavoro partime, su quello a tempo determinato, su quello a domicilio, sul passaggio al sistema "americano" dei due o tre partiti sui finanziamenti e sui privilegi a spese del contribuente a favore dell'esercito burocratico e arrogante del Sindacato, sulla Guardia di Finanza, sulla sanità pubblica, subito diverrebbero più ragionevoli e meno prepotenti, meno "padroni". Parlamento, Governo e opposizione deciderebbero in poche settimane quel che non sono capaci o disposti a decidere nemmeno in anni.
La politica ufficiale da anni è impantanata sugli stessi temi. Per sbloccarla occorre rimettersi con referendum alla gente, ai cittadini. All'80% voterebbe per il mercato, per l'impresa, per la libertà contro il suo soffocamento ormai intollerabile e la sua corruzione. Per questo la Corte Costituzionale, come altrove i carri armati golpisti, ha impedito di votare i referendum di quest'anno. Se avessero sperato di vincerli li avrebbero chiesti, non solamente autorizzati. Allora? Orami siamo in "zona Cesarini", "ai rigori". Solo un miracolo, un miracolo di base, di massa, di cittadini e di imprenditori determinati e coraggiosi può consentirci, lunedì 19 Maggio, di decidere di organizzare questa campagna, e non di constatarne l'impossibilità. Un miracolo. Avverrà?