Rino, si scrive, si pensa, si dice, si pronuncia nonviolenza, e non -come scrivi te- "non violenza". E' un concetto e unapratica positiva e compiuta, non solo la negazione della violenza. Capire questo e' molto importante, perche' credo sia quello che ci potrebbe consentire di guardare molto oltre la possibilita' di una semplice reazione a qualcosa che ci opprime. L'azione nonviolenta che noi spesso facciamo e' spesso "reazione nonviolenta". Il passaggio all'azione e' difficile. Ne abbiamo un'intuizione, un disagio che ci rode, ma non riusciamo ad esplicarla, anche per le nostre gigantesche contraddizioni (anche cosiddette personali).E qui -forse sfondo una porta aperta- credo che ripensare a Gandhi e alla liberazione dell'India, nonche' alle battaglie libertarie dei radicali italiani, ci puo' aiutare. Pensare oltre: che' costruisca nuove concezioni del Diritto e dell'Umano, e non chieda solo il rispetto di cio' che sulla carta c'e'.
Mi dirai: ma almeno si puo' partire dal rispetto del codificato.
Non ci sarebbe dubbio se fossimo in una situazione di regime.
Ma non lo siamo piu', perche cio' che vige oggi e' la Dittatura. Non c'e' l'interlocutore super partes, perche' quest'ultimo e' diventato l'ispiratore della Dittatura (magistratura, Presidente della Repubblica, etc...). E non occorre neanche tanto denunciare alla cosiddetta gente lo schifo in cui siamo. Tutti -e non credo di dire una baggianata- ne sono coscienti e si adeguano.
Ti faccio un esempio: il tavolino di ieri di cui ho parlato qualche messaggio fa ha avuto un rapporto firme/contributi del tipo medio, ma almeno il 70% di quelli che hanno firmato non hanno dato neanche 100 lire (tutti, passeggiando nel centro storico, magari turisti, col portafogli lasciato a casa .....). Cosa vuol dire? Che tutti sono coscienti -nello specifico dell'esempio- che occorre sostenere la lotta antiproibizionista di Pannella, ma lo fanno solo lavandosi la coscienza, aspettando che siano altri a rinunciare a qualcosa per organizzare la lotta, perche' loro -magari firmando con in mano una birra o un gelato da cinquemila lire- non rinunciano neanche a mille lire.
A partire dallo specifico, non possiamo limitarci a proporre la reazione, perche' ci ritroveremmo sempre da soli, e sempre in menoanche al nostro interno. Dobbiamo rilanciare appassionando gli animi, soprattutto i nostri.
Ho delle idee, ma voglio ascoltare se qualcuno, oltre a difendersi, ha anche da proporre e, soprattutto, voglia di confrontarsi.