Di questi referendum non ce ne frega niente! Il 15 giugno si vota per dire se per noi cittadini in Italia c'è o no un regime. Chi andrà a votare SI se ne porrà fuori e potremo incontrarci.Col senno di poi, secondo me, siamo caduti in una trappola. Ci siamo fatti trascinare dopo i 13 referendum dalla critica di regime che i referendum fossero troppi. La nostra reazione è stata quella di proporne di più. Di per se nulla di sbagliato. Solo che abbiamo qualcosa in più da difendere che il referendum così come lo istituisce una costituzione al tramonto. E' vero che se vogliamo costruire diritto dobbiamo comunque prima difendere quello esistente, ma nel farlo non possiamo inseguire le priorità del regime. Ora i referendum fondamentali sono stati eliminati, e ci troviamo in imbarazzo tra il denunciare l'ennesimo colpo di stato della consulta e la difesa doverosa dei quesiti comunque ancora in piedi. E la sconfitta su questi ultimi affievolirebbe la denuncia del regime.
Perché abbiamo fatto questo errore?
Affermare la verità è più importante che conquistare spazi di buon governo e amministrazione, perché ne sono conseguenza. Il movimento si è preposto di ottenere spazi di governo, nella mia coscienza perché ciò è stato ritenuto il modo migliore per riuscire ad affermare la verità dell'esistenza di un regime illegale in questi decenni. Ma, in questi ultimi anni ci siamo dimenticati di farci una domanda: cosa offriamo noi come forza di governo più degli altri? Nel senso: vale la pena avere un governo Pannella per avere un'amministrazione più giusta, ma dovendo affrontare i rischi del rigore liberale, gli scontri forsennati che ne deriverebbero (?), ed il boicottaggio di tutti i poteri esteri collegati a quelli che andremmo a scardinare. Nonché il costo dell'umiltà di dover ammettere, ora che la situazione si è normalizzata dopo il '92, che in tutti questi anni Pannella aveva ragione e non votarlo è stato da coglioni,.
La risposta è NO, e lo abbiamo visto anche col fallimento nella ricerca del blocco sociale, anche su questi ultimi 35 referendum. Il quieto vivere vale l'impoverimento e i rischi cui si è sottoposti.
Se non siamo in grado di offrire qualcosa di più non saremo in grado di fare altro se non che reagire ad un regime che ci ha ampiamente preso le misure. Meglio quindi "limitarsi" ad essere una forza di denuncia, come, non a caso, siamo in questi giorni, cercando con la denuncia di far scattare qualcosa di altro.