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Partito Radicale Paolo - 10 giugno 1997
Fantasma di legalità, usurpazione di legalità

L'ottimo compagno e Professore Aldo Brancacci ha trovato e tradotto questo brano, di notevolissima efficacia e intelligenza.

Benjamin Constant, Sull'usurpazione, Parigi 1814

"Non sono certo, io, un partigiano del dispotismo. Ma se bisognasse scegliere tra l'usurpazione e un dispotismo consolidato, non so se quest'ultimo non mi sembrerebbe preferibile.

Il dispotismo bandisce tutte le forme di legalità. L'usurpazione, per motivare il rovesciamento di ciò a cui si sostituisce, ha bisogno di queste forme: ma impadronendosene, le profana. Poiché l'esistenza di un'opinione pubblica è per lei fonte di pericolo, e poiché d'altra parte l'apparenza di un'opinione pubblica le è necessaria, essa colpisce con una mano il popolo per soffocare l'opinione reale, e lo colpisce con l'altra per costringerlo al simulacro dell'opinione supposta.

Il despota proibisce la discussione, ed esige solo l'obbedienza. L'usurpatore prescrive un esame derisorio, come prefazione dell'approvazione.

Il dispotismo soffoca la libertà di stampa, l'usurpazione ne fa la parodia. Quando la libertà dell'informazione è del tutto compressa, l'opinione sonnecchia, ma non è ingannata e messa fuori strada. Quando al contrario gli scrivani al soldo del potere se ne impadroniscono, essi discutono, come se fosse questione di convincere; alzano il tono e si alterano, come se ci fosse un'opposizione; Insultano, come se davvero si avesse la facoltà di rispondere! Il dispotismo regna grazie al silenzio, e lascia all'uomo il diritto dl tacere. L'usurpazione lo condanna a parlare: lo insegue nel santuario intimo del suo pensiero, e, forzandolo a mentire alla sua coscienza, lo rapina dell'ultima consolazione che resta ancora all'oppresso. Pensando agli usurpatori famosi che si sono succeduti di secolo in secolo, una sola cosa mi suscita meraviglia: l'ammirazione che si ebbe per loro. Cesare e Augusto sono dei modelli in questo genere. Essi cominciarono con il ridurre al silenzio tutto ciò che c'era di eminente a Roma; conti

nuarono con il degradare tutto quanto vi restava di degno; finirono con il lasciare in eredità al mondo Vitelio, Domiziano, Eliogabalo: e poi i Vandali e i Goti .

 
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