Domani andro' a votare. Una scheda pero' non la ritirero': quella rossa sull'Ordine dei giornalisti.
Proprio cosi', perche' ci sono situazioni dove ti trovi a valutare che in alcuni casi il rimedio - prefigurato e confezionato dalle attuali maggioranze del paese - e' peggiore del male: astensione dedicata ad un scheda, non diserzione che e' cosa diversa.
I ragazzi del liceo per intenderci - quelli metaforizzati da Marco nelle tribune televisive - che, realizzando il giornale del proprio istituto scolastico dimostrano non solo di saper scrivere bene ma anche di essere originali e di avere il giusto intuito rispetto a quanto gli accade intorno, con gli intenti e di progetti di riforma che si presentano (il cui buon fine anche con l'apporto di alcuni settori del polo sembra
essere certo, vinca il si' od il no) non potranno mai essere utilizzati dal simpatico e liberale editore che li ha scoperti tra i banchi di scuola. Perche'? Non saranno in possesso di una laurea o del diploma supplementare aggiunto in prova della mitica scuola di specializzazione post-laurea di giornalismo che verra'. Non li potra' utilizzare per due anni o forse mai, poiche' intanto orientativamente sara' quello il
periodo di tempo utile che occorrera' ai Club-Pannella/Riformatori (o altro in quanto tale) per raccogliere la firme sul nuovo referendum per l'abolizione del valore legale del titolo di studio o della legge istitutiva del nuovo albo dei giornalisti presso il garante per l'editoria (oggi c'e' il galantuomo di Casavola, domani?) coaudivato da un gran giuri' della professione composto dalle solite baronie del giornalismo... Sempre ammesso - peraltro - che gli stiddari della Corte Costituzionale consentano. Fiutavo
l'aria dell'obbligatorieta' del titolo di studio per la professione giornalistica gia' due anni fa, quando tale De Chiara responsabile del settore comunicazione del PDS
sosteneva questo suo intransigente presupposto (magistratura + universita'= colletti bianchi della sinistra metodista) in una intervista rilasciata al mensile Prima
Comunicazione. Eccoci quindi giunti al mitico ddl Passigli, personaggio pen conosciuto da Marco per le acrobazie architettoniche in tema di riforme... Il massimo degli scenari apolcalittici poi, potrebbe essere generato - dopo un eventuale pronunciamento abrogativo di domenica - da un emendamento al ddl Passigli che ripristina un futuro "Ordine degli albi dei giornalisti in coabitazione con il garante per
l'editoria coaudivato dal Gran Giuri' della professione il cui requisito obbligatorio è la laurea in scienze della comunicazione o nel diploma del corso di specializzazione"
per coloro che escono da Fisica Nucleare o altri indirizzi universitari. Considerati i precedenti fin qui conquistati, con il mancato rispetto sistematico della volontà referendaria, ci si puo' attendere questo ed altro ancora...
L'ottimo Renato Ruggiero lo diceva: attenti alla "vecchia marchesa miope". Mentre qua si discute di ordine si', ordine no, alla luce delle nuove tecnologie la professione sta cambiando rapidamente: il giornalista diventera' anche al tempo stesso un infografico, un programmatore di linguaggi ipertestuali e dovra' conoscere almeno una lingua straniera "di lavoro" con le terminologie tecniche che gia' oggi mutano
repentinamente i vocabolari di inglese. Quasi tutti i giornali di recente apertura sono composti da redattori che impaginano direttamente i giornali grazie ai nuovi software
accelerando tempi e modi di pubblicazione e riducendo notevolmente anche i costi del prodotto stesso. Un altro segno dei tempi: i giudici di Napoli hanno rifiutato l'iscrizione al registro della stampa presso il tribunale ad un gruppo volenteroso di persone che hanno creato una testata esclusivamente sulla rete: sempre ammesso che
ormai si possa meramente parlare di giornale e non anche di radiotelevisione interattiva per il futuro. Con le prospettive che ci attendono quindi, penso proprio che sara' difficile clonare altri piccoli qualunquisti alla Bocca o residuati bellici alla Biagi.
Ed allora rimane un punto: fatto salvo il diritto ad una categoria professionale di associarsi in uno o piu' soggetti, come liberalizzare nel nostro paese l'accesso al mestiere "nudo e crudo"? Non vedere il problema ovviamente, serve a ben poco. Il dato e' generalizzato a tutti gli ordinamenti professionali. Per favore smettiamola di sostenere che si e' scelto quello dei giornalisti perche' insieme a quello dei magistrati e' il piu' grave del paese. Ed gli angioletti dei commercialisti? Ed i Medici? Buon senso vuole che un medico gia' laureato - per esempio - non debba essere piu'
costretto a fare l'esame di stato presso l'ordine per esercitare il mestiere. Quello che pero' forse qualcuno non riesce a cogliere - fatta qualche rarissima eccezione - e' che
il nostro paese non ha recepito una direttiva europea sulla liberalizzazione estesa all'accesso di TUTTE le arti e professioni. Ergo parte tutto da qui: da una - scusate -
"fottuta direttiva europea" che non viene recepita e che potrebbe sbaragliare i "Passigli" del caso in ogni campo delle "arti e professioni". Buon senso vuole quindi
che un medico gia' laureato non debba essere piu' costretto a fare l'esame di stato presso l'ordine per esercitare il mestiere.
L'esperienza dell'esame l'ho fatta, prova scritta ed orale d'ammissione all'albo professionale. A dimostrazione di quanto fino ad ora ho scritto, alla commissione dell'ordine presentai l'anno scorso una tesi sulle nuove tecnologie, i mercati collegati e di come i nuovi strumenti cambiano il mestiere dal titolo: "In equilibrio sul cavo ma con la rete sotto". Bene: potete immaginare il livello di difficoltà ed imbarazzo che ho creato in commissione d'esame dove stavano ad ascoltare una relazione del sottoscritto sull'argomento poiche' non avevano praticamente nulla da domandarmi specificatamente in materia. Anzi forse avevano molto da imparare da quanto ho capito... Quindi non raccontiamoci palle, ordine o non ordine i problemi saranno ben altri e non si trovano agli antipodi ma dietro gli angoli delle nostre case dove gia' hanno installato un cavo a fibra ottica o quando il cugino ricco e meno sfigato di noi
ci regalera' una parabola.
Perche' ho fatto l'esame? Non perche' lo abbiano fatto anche Taradash o Pannella. Ma anche perche' - essendo un "non laureato" - (qualcuno non ci credera' ma il sottoscritto ha un diploma di ragioneria) non voglio farmi - scusate ancora - inculare dai Passigli o dai De Chiara di turno che riusciranno o potrebbero riusire a portare a compimento una regolamentazione della professione giornalistica piu' abberrante di quella esistente.
Per il resto dei quesiti vado alle urne con il cuore di chi è obiettore di coscienza lottando contro gli enti sfruttatori e contro chi obiettava senza fare un cazzo mentre facevo tanti anni fa il servizio civile "sostitutivo" e non "alternativo" al carcere minorile di Palermo, di chi una volta atterrando su un prato dopo un volo di 50 km. con il parapendio, si stava beccando una fucilata e di chi vive e vede attraverso la propria professione certe cose nei palazzi di giustizia. Sempre ammesso che le cose in caso di vittoria non vengano sistematicamente disattese come sempre dalla partitocrazia. Ma questa e' un altra storia...
Verba Volant Scripta "Modem"
Sergio Scandura