REFERENDUM: I RADICALI STORICI, GLI "ERRORI" DI PANNELLA
I radicali storici assolvono Marco Pannella dall'accusa di aver "logorato" l'istituto referendario, ma non nascondono "errori" commessi dal leader riformatore, quali l'aver condotto una "battaglia solitaria" e l'aver risposto alla consulta "ammazzareferendum" moltiplicando i quesiti. Per Massimo Teodori, "Pannella nell'ultimo periodo ha fatto un duplice errore di valutazione: l'errore 'titanico' è l'aver pensato di poter rappresentare ed esprimere da solo il movimento riformatore l'errore 'eroico' l'aver ritenuto di poter fare a meno di una ideaforza referendaria capace di mobilitare la coscienza e il voto popolare". "Il fallimento dei referendum - ha aggiunto Teodori - è la sconfitta del movimento per la riforma liberale. Il merito dei referendum che hanno infranto partitocrazia, statalismo e corporativismo - ha proseguito - va in gran parte ai radicali". E "nella storia italiana i referendum hanno rappresentato dei potenti strumenti di liberalizzazione e anticonservazione allorché venivano posti dei quesit
i in grado di muovere l'intelligenza e la coscienza popolare anche a dispetto dei partiti". Secondo Mauro Mellini del "logoramento" dell'istituto referendario sono respoonsabili la Corte Costituzionale e il Parlamento. Mellini ha infatti detto che la Consulta con "giudizi politici" ha "ammazzato regolarmente i referendum più significativi", mentre il parlamento "ha spesso fatto leggi che andavano nel senso opposto rispetto al risultato referendario, come nel caso della responsabilità civile dei magistrati nell'87". "E' evidente che di fronte a questo, i cittadini reagiscono demotivati, consapevoli che tanto il loro voto non conta. Il messaggio è votate come vi pare, tanto chi decide sono altri". Quanto a Pannella, Mellini ha osservato che il suo "limite" è quello di aver "cercato di rilanciare l'istituto referendario giocando la carta della quantità a scapito della qualità, presentando un gran numero di quesiti. In questo modo però ha fatto il gioco di chi barava, si è seduto al loro tavolo". Piuttosto Panne
lla, per Mellini, "avrebbe dovuto reagire in modo adeguato" quando il Parlamento fece l' "ignobile" legge sulla responsabilità civile dei magistrati. "Fui lasciato solo a condurre la battaglia in Parlamento - ha ricordato Mellini - mentre Pannella se ne stava in vacanza in Sicilia". "E il primo colpo mortale all'istituto referendario fu dato proprio in quella occasione". Marco Taradash ha sostanzialmente difeso Pannella, addebitandogli solo un "peccato veniale", quello di "essersi isolato a tal punto da aver dato il destro per trasformare questo referendum in un referendum su di lui". Per Taradash, la reponsabilità del fallimento è da far risalire, piuttosto, alla Corte Costituzionale che " aveva liquidato la parte più forte del pacchetto referendario, e comunque, "il problema di fondo è che il paese, la politica sono stagnanti. Si guarda solo alla Bicamerale dove domina l'incertezza, e la sfiducia nel palazzo si è riversata sui referendum2. Ma "se i referendum hanno fatto cilecca, non è perché l'arma è logo
ra", ma perché si sono trovati tra "la falce della Corte Costituzionale e il martello di Napolitano che ha imposto questa data". Chi conosce bene Pannella, come il sindaco Francesco Rutelli, si dice certo che il leader riformatore "troverà nuova linfa anche da questa brutta conclusione del referendum". "Pannella - ha detto Rutelli - è una delle persone più brillanti nel rinascere dopo un insuccesso politico". Anche Lorenzo Strik Lievers ha preso le difese di Pannella e accusato la Consulta e il governo per la data fissata: "qualsiasi strumento, se messo in un contesto di impraticabilità, può portare all'insuccesso".