Roma, 24 giugno 1997.
Dichiarazione di Carmelo Palma, Segretario Nazionale del Movimento dei Club Pannella Riformatori:
"Le norme che la Bicamerale sta definendo a disciplina dell'istituto referendario rappresentano innanzitutto e prima di ogni considerazione politica "di merito" la conferma che in Italia, per 20 anni, la giurisprudenza della Corte Costituzionale è stata illegale ed anticostituzionale. Con ogni evidenza, infatti, la Consulta per fare fuori i referendum più importanti e vincenti non ha applicato l'art.75 della Costituzione, ma le norme che la Bicamerale avrebbe approvato il 24 giugno 1997.
Fra i cittadini, anche i più entusiasti fautori della Bicamerale (se ve ne sono) dovranno prendere atto che oggi i "costituenti" hanno semplicemente votato una legge sanatoria, sia pure sui generis.
Per il resto, la linea dei "costituenti" è scoperta; i referendum abrogativi saranno non solo di fatto, ma in via di diritto, aboliti dalle stesse norme che dovrebbero regolarne la tenuta; disporre che i referendum non possano che abolire "norme omogenee", e siano inammissibili se "la parte residua della legge risulti di impossibile applicabilità", significa dire, né più né meno, che i referendum abrogativi non potranno essere abrogativi, ma propositivi.
D'altra parte, è esemplare il rilievo attribuito al referendum propositivo: l'unico che interessi alle maggioranze al potere per superare l'ostacolo di minoranze politiche e parlamentari; l'unico che non crei un vuoto legislativo da affidare alla libertà e responsabilità del Parlamento; l'unico di cui anche noi da "incontinenti" referendari che siamo denunciamo i pericoli, essendo certi che nella situazione italiana questo strumento si presterebbe davvero ad un uso populista ed antiparlamentare. E le modifiche dei "costituenti" sarebbero dunque antiplebiscitarie?
E' poi curioso comprendere come concretamente funzionerà la norma che fissa un "tetto massimo di quesiti esprimibili in ciascuna consultazione popolare"; affidiamo alla saggezza della Bicamerale e del suo Presidente questo quesito: se diversi comitati promotori decidono di lanciare, nello stesso anno, diversi referendum su diverse e disparate materie, con quale criterio si procederà alla selezione dei quesiti? Secondo l'ordine di presentazione? Secondo l'ordine di conclusione della raccolta firme? Secondo il "rilievo" (e da chi stabilito?) delle diverse proposte di abrogazione popolare?