Conferenza.Il fenomeno "privatizzazioni" nasce nel 1977 e ha inizio in California. Il
Governatore, che poco tempo dopo diventera' Presidente degli Stati Uniti vende
ai privati tutto il vendibile per ridurre il deficit dello stato e poter
contenere le tasse locali. Di li' a te anni, sull'intero territorio federale
verranno istituite le Government Sales: gigantesche aste nelle quali tutta la
proprieta' pubblica federale viene venduta ai privati: imprese, immobili,
automezzi, attrezzature, persino indumenti e suppellettili. Le Government Sales
sono aperte a tutti, imprese, cittadini, adulti, ragazzi. Conta il prezzo che si
paga, e nient'altro. I cataloghi, tutti a colori, si ricevono a domicilio entro
24 ore dopo averli ordinati telefonando ad un numero verde. E' una
privatizzazione gigantesca e silenziosa, della quale nessuno o quasi nessuno si
accorge, in Europa. Nel paese della liberta', settant'anni quasi ininterrotti di
sforzo bellico e di aumento vertiginoso della spesa sociale avevano consentito
che lo stato accumulasse un patrimonio enorme, e tuttavia tenuto in ombra dalla
vivacita' dell'economia privata. Le privatizzazioni in USA sono la conseguenza
della fine di un emergenza militare e sociale, non una innovazione ideologica. E
quindi non ricevono particolare attenzione dai media. Passando in Europa, la
fiaccola delle privatizzazioni splende di luce diversa. Da strumento di
normalizzazione diviene simbolo di una politica innovatrice, contrapposta alla
rincorsa al socialismo reale che dal 46 e' in atto in tutti i maggiori paesi
europei. Ma, mentre in USA la privatizzazione e' soprattutto liquidazione della
proprieta' pubblica accumulata in una fase di emergenza, ed ha per effetto ed
obiettivo la creazione di milioni di singoli "padroni indipendenti", in Europa
la privatizzazione si rivolge al cittadino per accollargli quote di
partecipazione in grandi imprese. In altri termini, il cittadino, anziche'
diventare "padrone" diviene semplicemente socio finanziatore di grandi aziende,
rilevandole dallo stato. E conta, individualmente, ben poco. Le privatizzazioni
europee effettuate in Inghilterra, Francia ed Italia, e gran parte di quelle
tedesche, hanno tutte questa comune caratteristica: non creano padroni, bensi'
spostano il bastone del comando nelle imprese dai gabinetti ministeriali alle
assemblee dei soci. E chiunque, conosca la grande impresa, sa che le assemblee
europee sono in balia dei Consigli di Amministrazione, per via delle leggi del
nostro continente che limitano moltissimo il potere di "scalata" e di
"aggressione" dei singoli soci. Accade, cosi', un fatto paradossale ed
imprevedibile: le privatizzazioni europee, sbandierate (al contrario di quelle
americane) quale risposta al socialismo, producono, in realta' ben poco
"privato" e molto "neofeudalesimo". Un "neofeudalesimo" che si alimenta
dell'idealismo che permea negativamente la legge commerciale e societaria
europea: public company, tutela delle minoranze azionarie, golden share, diritto
di co-gestione sindacale, ecc. Tutti strumenti che, concepiti a "fin di bene"
finiscono per garantire che il management di una grande impresa sia praticamente
inattaccabile e inamovibile, a meno che l'impresa non fallisca. Insomma,
l'Europa privatizza a parole e con gran strepito ideologico, ma poiche' non
comprende che la vera privatizzazione si puo' avere soltanto se si ristabilisce
il primato della proprieta' individuale (inviolabilita', disponibilita',
vendibilita'), l'operazione risulta incompleta e solo parzialmente efficace.
Venti anni dopo l'inizio del fenomeno "privatizzazione" si puo' dire che in
Europa esso abbia prodotto risultati modesti. Non ha favorito alcuna
trasformazione sociale, non ha rivitalizzato l'economia liberando nuove energie.
Gli effetti tangibili si limitano alla riduzione dei biglietti aerei ed alla
smisurata diffusione dei telefoni cellulari. Quelli occulti consistono nella
creazione di una ristretta elite di manager, che per difendere le proprie
prerogative fa lega con l'alta burocrazia della Commissione Europea ed e' ancor
piu' connivente con la politica di quanto non ne fosse dipendente all'epoca in
cui le imprese erano dello stato. L'Europa delle privatizzazioni si e' risolta
in una beffa colossale. Non poteva che essere cosi', visto che si e' scelto di
vendere ma senza trasformare in senso liberale la legge che regola la proprieta'
dei beni.