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Conferenza Movimento club Pannella
Segreteria Segr.Pannella - 2 luglio 1997
L'ASSEMBLEA DEGLI SCONTENTI E RIFORMISTI (NON 'RIFORMATORI') DELL'HOTEL NAZIONALE, COME GIA' IL CORO PER LA COSTITUENTE PARTITOCRATICA, NON PORTERA' A NULL'ALTRO CHE A COMPLETARE GLI STRUMENTI E LE VOCI DEL CORO DI REGIME. NEL METODO E NEL MERITO SONO ANCH'ESSI OLIGARCHICI E APPARTENGONO AI DUE 'STATI' CONTRO I QUALI SOLO IL NUOVO TERZO STATO PUO' COMPIERE RIFORMA E RIVOLUZIONE LIBERALI. GRAZIE QUINDI PER LA LEALTA' DEL NON INVITO.

(Il seguente articolo di Marco Pannella verrà pubblicato sul quotidiano L'Opinione di Arturo Diaconale, domani 3 luglio - preghiera di citarne la fonte)

Roma, 2 luglio 1997

"Il prestigioso convegno dei politici e degli intellettuali 'francesi' (semipresidenzialismo e doppio turno), accantonata per ora ogni concreta opera per la Costituente partitocratica, preparano la loro battaglia parlamentare e chiericale per correggere quanto più possibile nella loro direzione il lavoro della Bicamerale.

Lo scontro è metodologicamente, ideologicamente assolutamente interno alla classe dirigente tradizionale italiana. La scelta che è stata fatta di non invitarmi non foss'altro che ad assistere a cotanto convegno è pienamente comprensibile e leale. La Riforma Liberale del sistema e del regime costituisce un obiettivo rivoluzionante alternativo a questa classe dirigente. Il regime ed il sistema sono innanzitutto partitocratici così come quello precedente era innanzitutto fascista.

Qualsiasi riforma che non sia radicalmente volta ad eliminare il 'sistema dei partiti' (e delle corporazioni sindacali corporative burocratiche di potere economico finanziario) estirpandone le radici giuridiche e ideologiche, non può che rivelarsi riformistica forse ma certamente non riformatrice, di mero 'aggiornamento' e di mera ristrutturazione dell'esistente. I sistemi continentali europei inseriti nell'humus storico di questo secolo italiano non sono mutuabili se non per rafforzare e conservare i connotati illiberali delle società e dello Stato.

Il 'modello' anglosassone, e in particolare quello americano, ha dalla sua l'indubbio risultato storico di non aver prodotto mostri né comunisti, né fascisti né autoritari e centralisti. E quello americano costituisce il massimo di rottura politica oltre che culturale con la realtà e il sistema del partito 'all'italiana'. Ciò premesso questo modello risulta inequivocabilmente popolare e fortemente preferito da una fortissima maggioranza dell'opinione pubblica, dal popolo italiano. Per questo è anche l'unica concreta possibilità di 'rivoluzione liberale', di abbattimento del potere dei ceti burocratici (e partitocratici) ormai da ottant'anni al potere in Italia.

Ci divide quindi sempre più il metodo oltre che il merito: gli interlocutori e gli avversari devono essere chiamati e costretti alla lotta ed al confronto democratici e non in sedi e con attori di segno oligarchico, o 'aristocratico'. La riforma istituzionale e quella economica, la lotta non solo contro le tesi e gli interessi del ceto dominante deve essere contro, direttamente, quel ceto stesso. Insomma la riforma liberale può essere fatta solamente dal 'Terzo Stato' di oggi. Non è un caso, certo, che questa consapevolezza e questa scelta risultano totalmente estranei a quanti tornano ad aggregarsi come dissenso 'trasversale' di minoranze degli schieramenti e dei partiti esistenti e solamente su temi e sistemi 'istituzionali'. Per rappresentarli nei 'duetti' di Porta a Porta, con il loro stucchevole buonismo, c'è già Bruno Vespa".

 
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