Spett. Direttore,
da tre giorni quattro esponenti dei comitati promotori dei referendum, Rita Bernardini, David Carretta, Mariano Giustino e Rino Spampanato, e due militanti Riformatori, Lucio Bertè e chi Le scrive, sono in sciopero della fame. Questo atto di lotta non-violenta è volto ad ottenere che la Camera dei deputati, smentendo lo sleale e vergognoso colpo di mano del Senato, si rifiuti di prorogare al 31 dicembre i termini per la destinazione da parte dei contribuenti del 4 per mille ai partiti come finanziamento pubblico. Al di là delle opinioni personali sulla opportunità e/o moralità del finanziamento pubblico ai partiti, Le voglio far notare il rilievo della questione da un punto di vista strettamente giornalistico. Infatti, questo è uno dei non rari casi in cui nel nostro paese si determina una distanza enorme fra la volontà dei cittadini e le pretese dei partiti. Ciò è dimostrato dai risultati del referendum del 1993, in occasione del quale il 90,3% dei cittadini si dichiarò contrario al finanziamento pubblico,
e dal fallimento della soluzione 4 per mille proposta dalla nuova legge. Dunque, come si dice, "la notizia c'è", e può rappresentare l'occasione per sollevare un dibattito su un tema che non riproduce le artificiali e stucchevoli divisioni fra fazioni, ma che al contrario vede la partitocrazia, come un oligarchia dell'ancient regime, assolutamente compatta contro le scelte e le preferenze dei cittadini. Spero quindi che il Suo giornale voglia dare spazio all'avvenimento, anche per non trovarsi ex post a dover versare qualche lacrima di coccodrillo in editoriali scandalizzati contro l'ennesimo misfatto della "politica", che avrebbero però a quel punto l'unico scopo di placare la coscienza. Cordiali saluti,
Piero Vernaglione - Roma