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Conferenza Movimento club Pannella
Donvito Vincenzo - 25 luglio 1997
LIberale/radicale
Antonio, hai presente l'antropologia culturale? La scienza che aspira ad essere il compendio delle scienze, facendo incrociare nella sua speculazione i metodi e i principi di scienze apparentemente lontane fra loro, come biologia e filosofia, come urbanistica e medicina legale?

Ebbene, per me, il pensiero e l'azione radicale sta alla politica, alla storia e alla filosofia nello stesso modo.

Dove "liberale" e' uno dei componenti. In particolare perche' l'azione liberale (in quella storia da cui e' difficile prescindere, anche per farsi capire dalle pesone a cui ti rivolgi: i pensieri radicati hanno un senso e si e' capaci di stravolgerli solo se li si fa propri e li si muta nella loro genesi) .... l'azione liberale, dicevo, e' molto, ma molto deficitaria e piena di compromessi.

Questo non toglie alcunche' ai valori e principi di riferimento del pensiero liberale, e ai suoi padri storici.

Ma quando un cittadino comune, un giovane soprattutto, sente che tu sei liberale, e lo sente detto anche da D'Alema, Zanone e fors'anche Bertinotti e Rauti, mi dice cosa puo' capire? Quindi ti devi mettere li' -con i tuoi limitatissimi mezzi e la censura intorno- ad affiancare a quella parola "liberale" tutti gli aggettivi possibili e immaginabili.

Insomma e' un po' difficile. E' quello che ha provato Pannella in questi anni, con i risultati di cui questa conferenza ne e' specchio. Sicuramente Pannella ha reso piu' dignita' al termine "liberale", ma e' rimasto al palo.

Liberista e' un'altra cosa. E non tutti quelli che si dicono radicali sono liberisti, ne conosco anche di socialdemocratici, e cio' non mi impedisce di fare con loro alcune fondamentali battaglie.

Io sono radicale, quindi ho matrici liberali e anche socialiste. La mia prima passione politica l'ho estrinsecata con il movimento anarchico, di cui sono stato fervente militante e da cui ho ereditato la passione libertaria e liberista, formandomi e sognando sui libri di Gobetti, Cafiero, Salvemini, Proudhon, Bakunin e studiando l'esperanto all'eta' di dodici anni. E ti rassicuro che il termine "liberale", cosi' da solo, l'ho sempre visto maluccio, perche' non potevo prescindere da coloro che ne facevano strazio, con il beneplacito di tutti gli altri che, pur avendo forti dosi di liberalesimo nel proprio pensiero, non se ne curavano piu' di tanto.

Siamo in Italia, non a San Francisco. E dobbiamo farci capire.

Questa esperienza del Mcpr e' stata esplicativa: non esiste uno spazio di riforme liberali in Italia, a menoche' di trasformarsi in un Martino o in un Zanone, ed essere i ciarlieri cantori delle bonta' del pensiero che starebbe alla base dei buoni, che pero', son ocostretti, dal contingente, a non essere tali.

ciao.

 
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