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Conferenza Pool antiproibizionista
Radio Radicale Roberto - 1 marzo 1991
PETIZIONE FARMACISTI LAZIO

Questo è il testo della petizione che il Gruppo Antiproibizionista alla Regione Lazio ha inviato a tutti i farmacisti della regione in appoggio alla mozione sullo scambio siringhe.

Il testo è stato riprodotto su una cartolina già affrancata e indirizzata al Gruppo in cui si chiede anche l'adesione al CORA.

Di seguito trovate il testo della lettera di accompagnamento firmata dalla capogruppo Vanna Barenghi.

Il tutto può utilmente servire da modello per iniziative analoghe.

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PETIZIONE URGENTE ALLA GIUNTA REGIONALE DEL LAZIO

Noi sottoscritti - farmacisti, docenti universitari, medici, operatori sanitari delle USSL - prendiamo atto con soddisfazione dell'approvazione da parte del Consiglio Regionale, avvenuta il 19.12.1990, di una mozione avente per oggetto la predisposizione da parte della Giunta Regionale di un programma di interventi sanitari per la lotta alla diffusione nel Lazio dell'AIDS.

In particolar modo riteniamo di grande utilità ed importanza che tra le misure predisposte dalla Giunta Regionale sia compresa pure l'installazione sul territorio regionale, in località da definirsi purché non nelle vicinanze delle farmacie, di numerosi distributori automatici di siringhe nuove (in attesa della immissione nel mercato delle siringhe monouso autobloccanti), nonché l'istituzione di "unità di strada" che possano garantire, laddove sia possibile, il contemporaneo ritiro di siringhe usate.

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REGIONE LAZIO

GRUPPO CONSILIARE ANTIPROIBIZIONISTA

Ai Farmacisti del Lazio

Nello scorso mese di dicembre la Regione Lazio ha approvato all'unanimità una mozione presentata da questo gruppo nell'ambito delle iniziative più generali del CORA (Coordinamento Radicale Antiproibizionista) che, partendo dagli oltre 1.000 casi di AIDS diagnosticati nella nostra Regione - in gran parte tossicodipendenti e con un impressionante trend di crescita - dà mandato alla Giunta e alla Commissione Sanità di predisporre e presentare al Consiglio un progetto pilota per la istituzione di servizi di distribuzione controllata di siringhe monouso autobloccanti ai tossicodipendenti.

Questo Gruppo ritiene che lo strumento più semplice e di più immediata efficacia, attarverso il quale si può contenere il contagio e salvare tante vite umane, è la macchinetta che distribuisce in modo automatico siringhe sterili, anche in cambio di quelle usate, strumento già in uso da tempo in alcune parti del mondo, e più di recente adottato o in via di adozione in diverse città e regioni del nostro paese (Milano, Modena, Piemonte, ecc.).

Un'altra nostra proposta è quella della distribuzione delle stesse siringhe attraverso le Unità di strada, la prima delle quali comincerà a operare in breve tempo nella USL Rm 12.

In argomento, vorremmo sottolineare come le nostre iniziative siano in linea con quanto disposto dalla Legge nazionale sulle tossicodipendenze del 26 giugno 1990 n.162, art.3, comma H, laddove prevede espressamente la collaborazione tra Ministro della Sanità e Regioni per iniziative "volte ad eliminare il fenomeno dello scambio di siringhe fra tossicodipendenti, favorendo anche l'immissione nel mercato di siringhe monouso autobloccanti".

L'importanza di tali interventi appare chiara anche a partire da un primo dato di fatto: è lo stesso Assessorato Regionale alla Sanità a riconoscere come, dai dati disponibili, il numero dei tossicodipendenti assistito dalle strutture pubbliche, e perciò più facilmente avvicinabili, sia compreso tra un terzo ed un quinto del numero totale di coloro che abitualmente assumono sostanze stupefacenti per via endovenosa. Dalle diecimila alle ventimila persone risultano pertanto essere ad altissimo rischio per quanto riguarda la possibilità di contrarre il virus dell'HIV attraverso lo scambio di siringhe, e di conseguenza di diffonderlo.

Questo Gruppo, nella certezza che lei voglia contribuire a contenere il fenomeno e a prevenire la diffusione dell'AIDS, la invita vivamente ad aderire alla petizione urgente alla Giunta Regionale (già firmata da molti suoi colleghi) di cui all'unita cartolina che la preghiamo voler restituire, debitamente compilata, a stretto giro di posta.

Questa iniziativa rientra nell'ambito di un più generale discorso antiproibizionista portato avanti in questi anni dal CORA, che attribuisce la patologia indiviuale e sociale legata al fenomeno droga, non direttamente alla esclusiva azione tossica delle sostanze ma alla condizione di illegalità nelle quali le sostanze stesse vengono assunte. E in particolare:

a) alle condizioni di vita determinate dall'emarginazione sociale e dall'alto costo delle sostanze al mercato nero;

b) alla incontrollabilità qualitativa e quantitativa delle sostanze; c) alla difficoltà di assistenza medica e di analisi epidemiologica inerenti a un comportamento illegale e quindi tendenzialmente clandestino.

A questo proposito, ci sembra opportuno richiamare la sua attenzione professionale sul postulato di base del proibizionismo che identifica arbitrariamente una categoria di sostanze (droghe, stupefacenti, narcotici) dotate di caratteristiche negative e specifiche. In realtà la difficoltà di fornire una definizione scientificamente attendibile della specificità delle "droghe" appare evidente nel Testo della Convenzione Unica, il documento dell'ONU che ispira tutte le leggi antidroga nazionali, dove alcune sostanze vengono proibite perché sono "droghe" e vengono definite "droghe" perché sono proibite. L'argomentazione scientifica che sola può risolvere questa tautologia è che le sostanze comunemente definite "droghe" non sono qualitativamente diverse da quelle definite "farmaci": come lei ben sa, gli effetti delle azioni farmacodinamiche naturali o sintetiche, sono in realtà complessi nell'intrecciarsi di azioni perseguite e azioni indesiderate. Anche l'induzione di fenomeni quali la tolleranza e la dipendenza

è comune a molte sostanze che agiscono sul Sistema Nervoso Centrale e non è specifica per le droghe.

Riteniamo che ogni tentativo di sviluppare una cultura in questo senso assuma valore di impegno civile, etico e professionale.

Riteniamo ancora che proprio quella dei Farmacisti sia una delle categorie più coinvolte nelle manifestazioni di microcriminalità legate alle problematiche descritte.

Alla luce di quanto esposto, la invitiamo ad aderire al CORA come reale contributo alla tutela della salute individuale e collettiva intesa nel senso più ampio del termine.

La capogruppo

Giovanna Lumbroso Barenghi

Roma, 30 gennaio 1991

 
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