Intervento sul referendum abrogativo di alcuni articoli della legge
162/90.
"Aderire alla proposta di referendum per noi è un atto di coerenza in
continuità con tutte le nostre battaglie del passato. Noi non siamo
mai stati e non siamo per la punibilità del consumatorem e questo
referendum vuole abrogare proprio quegli articoli della legge
Jervolino-Vassalli che possono portare il consumatore fino al carcere.
Sia chiaro, noi non diciamo che drogarsi è lecito, nè siamo
permissivisti, ma certo va detto con forza, ancora una volta, che la
sanzione amministrativa prima e penale poi, non possono in alcun modo
essere la risposta giusta.
Del resto, i dati relativi ad un anno di applicazione della legge 162,
forniti da numerosi osservatori tra i quali quello del cartello
'Educare non punire', hanno dimostrato non solo che la legge è in
buona parte inapplicata (si pensi ai servizi tossicodipendenze aperti
24 ore su 24...) ma che proprio la parte che persegue il consumo ha
punito i più deboli, o chi fa uso di droghe leggerem ed ha aumentato
il sommerso tra chi è più emarginato e in difficoltà.
Come Gruppo Abele, non siamo disponibili a schieramenti di tipo
ideologicom , ma ci interessa che questa sia una iniziativa segnata
dal pluralismo e dalla capacità di anticipare delle linee, delle
sperimentazioni nei confronti della tossicodipendenza, che siano
diverse dalla punizione. E' una battaglia che va fatta, ed il
referendum è uno degli strumenti possibili. All'interno di questa
battaglia ognuno deve stare con le sue specificità e con le sue
proposte.
Questo referendum, come ogni altro, non deve essere un modo per
sostituirsi al Parlamento, ma al contrario deve essere uno stimolo per
tutti, legislatore incluso, per una nuova riflessione e per nuove
iniziative.
Ora il problema più importante ed urgente mi pare quello di saper
parlare alla gente, non solo agli addetti ai lavori. Dobbiamo spiegare
alla gente che la punizione, il carcere non risolve nulla, e non solo
per i tossicodipendenti, ma per tutta la società che è coinvolta dalla
diffusione della droga. Aumentare l'emarginazione sociale, imporre per
legge terapie e trattamenti che la persona non sceglie e non decide,
portare la gente in carcere, crea solo l'illusione di una soluzione,
in realtà nasconde i problemi reali ed anzi, a lungo andare, li
amplifica."
don Luigi Ciotti
Gruppo Abele