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Conferenza Rivoluzione liberale
Vernaglione Piero - 30 luglio 1997
Inserisco la lettera inviata ieri all' "Unità", e naturalmente non pubblicata, in risposta all'articolo di Enzo Roggi.

Spett. dottor Enzo Roggi,

chi Le scrive è uno dei sei digiunatori da Lei chiamati in causa nell'articolo apparso sull' "Unità" di ieri. Vorrei avere la possibilità di replicare alle considerazioni da Lei fatte a proposito del 4 per mille di finanziamento pubblico ai partiti.

1. La Sua scarsa dimestichezza con la pratica della nonviolenza e della disobbedienza civile non Le rende chiaro il senso dello sciopero della fame, che non è quello di delegittimare moralmente e politicamente le "maggioranze", ma quello di informare e sensibilizzare le opinioni pubbliche quando le oligarchie di governo prendono provvedimenti ritenuti in contrasto con le scelte e gli interessi di gran parte dei cittadini.

2. Per difendere il finanziamento pubblico Lei ricorre all'argomento, questo sì demagogico, della democrazia "censitaria" prodotta da un finanziamento esclusivamente privato e volontario. Ma la storia dei moderni partiti politici smentisce clamorosamente questa tesi: infatti, sono proprio i partiti di massa della tradizione socialdemocratica e comunista ad aver sempre ricevuto una quantità più elevata di risorse economiche grazie al più alto numero di contributi dei lavoratori e degli appartenenti ai ceti più popolari, mentre i partiti "di notabili", espressione di un elettorato più agiato e benestante ma più circoscritto, hanno sempre scontato i propri limiti "elitari" con una minore disponibilità di risorse.

3. Per motivi di spazio non posso qui contestare la sua discutibile lettura della vicenda di tangentopoli, che secondo Lei sarebbe alla base del rifiuto del finanziamento pubblico manifestato dai cittadini nel 1993. Oggi, a Suo avviso, lo stato d'animo degli italiani nei confronti del sistema dei partiti sarebbe molto più benevolo. Bene. Allora ribalto la domanda che Lei rivolge a noi: se è così convinto di avere la maggioranza dell'opinione pubblica dalla Sua parte, perché non accetta di sottoporre a referendum la nuova legge, andando a firmare nella segreteria comunale la richiesta da noi predisposta?

4. Che i neofiti del liberalismo invitino Marco Pannella ad una rilettura dei classici del pensiero liberale, o che addirittura lo accusino di reazionarismo settecentesco, non stupisce. Il giochetto dialettico di appropriarsi delle culture altrui (essendosi dimostrate fallimentari le proprie) per poi ritorcerle contro coloro che le avevano da sempre coltivate e praticate, è molto diffuso a sinistra negli ultimi tempi. Da Locke a Smith, da Mises ad Hayek, da Friedman a Buchanan, potrei citarle decine di autori liberali d.o.c. avversi alla "statalizzazione" dei partiti indotta dal finanziamento pubblico. Ma al di là degli aspetti dottrinari, se Lei avesse ascoltato la conferenza stampa che, stesi per terra, abbiamo tenuto domenica scorsa, si sarebbe reso conto che il fondamento della nostra ostilità al finanziamento pubblico non può essere in alcun modo individuato nella cultura demagogica e qualunquistica dell' "antipolitica", tesa a vellicare gli istinti più plebei della gente, ma in una visione limpidament

e e coerentemente liberale della società, in base alla quale i partiti devono essere degli strumenti "leggeri" che gli individui utilizzano per meglio organizzare le risposte alle esigenze provenienti dalla società civile. Non devono essere invece dei "totem" burocratizzati e cristallizzati, in cui la sussistenza degli apparati e dei funzionari diventa lo scopo unico dell'azione politica. Degenerazione che viaggia parallelamente ad una pratica della politica come pura acquisizione del potere, esito inevitabile di un finanziamento indiscriminato e non sottoposto al vaglio dei cittadini.

5. Infine: proprio voi che rivendicate un (a mio avviso infondato) monopolio della legalità e della correttezza, accettate poi una visione del diritto fatta di proroghe, deroghe, eccezioni, cambiamenti delle regole del gioco fatti dopo la scadenza dei termini, come è avvenuto per questa vicenda del 4 per mille.

Sperando che, per una volta almeno, le nostre idee non siano censurate, La saluto cordialmente.

Piero Vernaglione

 
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