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Conferenza Rivoluzione liberale
Donvito Vincenzo - 30 luglio 1997
Terzo Stato
Appassionante la rilettura dell'intervento di Dellavedova.

Ma non sono d'accordo su alcune valutazioni e paralleli storici.

Non credo che la situazione italiana sia prerivoluzionaria. Ci sono sicuramente tutte le caratteristiche per creare una coscienza rivoluzionaria, perche' e' un sistema che sta eliminando tutti i meccanismi che in democrazia consentono il cambiamento anche di 360 gradi, ma non vedo questa grande coscienza diffusa. Quindi il parallelo con la Francia mi sembra forzato.

Ok. Non faccio un'osservazione storica, anche perche' ho strumenti limitati.

Cio' che manca, nell'analisi di Dellavedova, e' uno sguardo su chi e' il contribuente medio italiano che dovrebbe rivoluzionarsi contro il regime/dittatura. E non e' un aspetto secondario.

Si mette poco rilievo al fatto che questo contribuente e' di fatto e di necessita' un delinquente che non e' tanto scocciato di esserlo, ma spesso se ne fa un vanto (certamente non nei confronti dell'autorita', che sa e non agisce, perche' sa anche che e' il miglior metodo per assimilare il contribuente alla sua politica).

La cultura cattolica, con l'aggravante apostolica romana, da' il suo notevole contributo in questo. Il dire e non dire, fare e non fare, il pentimento che salva dai peccati e di redime, il peccatore redento visto meglio e trattato meglio di chi invece non ha mai peccato: quello che poi in economia diventa condoni a raffica, e in giustizia diventa indulto.

Il contribuente che si vanta, miscelato alla cultura e al comportamento trasformista (che scaturisce da quella cattolica ap.rom.), e' il miglior difensore di questo sistema: e' cosciente di cio' che succede, ma tutto sommato, gli e' concesso con parsimonia, viene incoraggiato a farlo, ogni tanto si mette la coscienza a posto con condoni e roba simile, perche' si deve complicare la vita piu' di tanto?

L'assenza di rilievo per la lettura di questa situazione, nel nostro articolo, credo che faccia intravedere cio' che ancora non c'e': il soggetto rivoluzionario. E senza costui, credo che fare la rivoluzione con il 2-3% di radical e riformatrice memoria, sia un po' scarso. A meno che non si creda nel potere e nelle capacita' delle avanguardie rivoluzionarie ... ma visto lo scrivente e il soggetto della conferenza, credo non sia cosi'.

Credo invece che sia sottovalutazione di questo aspetto. Una sottovalutazione che puo' portare ad essere in 20 sotto la Camera contro la proroga del 4 per mille dicendo cose giustissime, ma per l'appunto in 20.

Dove voglio parare?

Credo che il cammino sia lungo, molto di piu' di quanto ci possa trasmettere l'entusiasmo che pernea l'articolo di Dellavedova.

Il cittadino/contribuente medio a cui ci si riferisce, credo non abbia consapevolezza che la situazione in cui e' significa essenzialmente mancanza di liberta', perche' misura la sua liberta' non in termini di partecipazione alla cosa pubblica e arricchimento rispetto alle sue capacita' creative e lavorative, ma solo in termini di grossezza del portafogli, anche se pieno di proventi illeciti.

I rivoluzionari liberali -a cui premetto la dizione "libertari" e aggiungo quella di "nonviolenti"- credo debbano porsi questo problema e afrrontarlo non creando aspettative di rivoluzioni dietro l'angolo, ma distribuendo -anche con canali alternativi rispetto ai media, sottolineo anche- azioni e informazioni che stimolino la crescita di questa coscienza rivoluzionaria. Puntare si' sull'azione eclatante, ma ricordandosi che se non si hanno gli strumenti per spiegare cosa voglia dire un cappuccio da fantasma in testa, dopo pochissimo tempo, grazie al sistema che tutto macina e tutto assorbe e grazie alla deformazione del messaggio che viene operata, si e' non solo punto e a capo, ma anche un pochino indietro, perche' si ha un'arma in meno a disposizione. L'azione eclatante da' un piccolo segnale, ma il raccogliere subito dopo 100-200-300 nuove coscienze rivoluzionarie e' importantissimo, perche' e' solo con queste coscienze in azione che si puo' avere l'effetto moltiplicatore, altrimenti si resta sempre gli s

tessi, anche se con piccoli ricambi, ma non aggiunte (vedi la storia radicale e riformatrice).

Ed e' su questo che sto cercando di organizzarmi, anche se con molte difficolta'.

 
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