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Conferenza Rivoluzione liberale
Vernaglione Piero - 31 luglio 1997
Articolo di Enzo Roggi sull' "Unità" del 29 luglio

PERCHE' E' GIUSTO FINANZIARE I PARTITI

Sarebbe ben tragica la condizione della democrazia italiana se, davvero, a rappresentare e difendere il suo ethos fossero solo otto attivisti radicali digiunanti e sdraiati dinanzi al palazzo di un Parlamento di "ladri". Nel suo cristallino liberalismo individualistico J. S. Mill assegnò alla più piccola minoranza la stessa dignità morale e politica della più vasta maggioranza ma non si sognò di attribuire a qualsiasi minoranza il potere di annullare la legittimità politica e morale della maggioranza, anche quando quest'ultima invece di contrapporsi nelle piazze preferisca bearsi nelle riviere e nei boschi durante il solleone. E tuttavia, nel momento in cui ci permettiamo di consigliare a Pannella una rinfrescante rilettura dei classici del pensiero liberale, non vogliamo cedere all'irrisione. Il tema del finanziamento della politica, in una democrazia che voglia essere davvero egualitaria e non censitaria, è così rilevante da non potervi sfuggire anche quando ad agitarlo siano solo otto digiunatori.

Se ho capito bene, i radicali sorreggono il loro sdegno con due fondamentali affermazioni: che il popolo ha soppresso qualsiasi forma di finanziamento ai partiti, e che la proroga dell'invio del modulo per il 4 per mille è illegittima e truffaldina. Vediamo. L'abolizione referendaria della vecchia legge sul finanziamento costituì uno dei più forti messaggi che l'opinione pubblica inviò al mondo politico per chiudere l'era di tangentopoli e della invasività delle oligarchie di potere: fu un bell'aiuto a chi, come i magistrati di Milano ma anche come il maggior partito di opposizione, si dedicava ad aprire una nuova fase della politica e della moralità. Quel messaggio conteneva il disgusto di uno dei popoli più politicizzati d'Europa verso una democrazia ingessata e corrotta riuscendo a travolgerla, ma non fu né un ultimatum alla democrazia politica in sé stessa né un inno al plebiscitarismo. E neppure un incoraggiamento al principio anarco-liberista di riservare l'esercizio della politica ai soli potentati ec

onomici annullando il conflitto di interessi. Nell'interpretazione pannelliana, invece, abrogata quella legge nessun'altra legge sarebbe stata legittima. Questo, prima ancora che una mostruosità costituzionale, è un tentativo, degno del più forte pensiero reazionario del '700, di contrapporre la partecipazione popolare alla responsabilità del suo sostentamento materiale, cioé alla sua effettiva praticabilità. Non a caso non esiste democrazia moderna che non disciplini legislativamente il finanziamento della politica. L'alternativa (ma di questo Pannella, che ancora deve rispondere a Giovanardi attorno ai miliardi pretesi e ottenuti da Berlusconi per i voti virtuali recati a Fi, non parla), l'alternativa è la riduzione della politica a monopolio dei ricchi, ed anche uno svilimento del potere elettorale del popolo al quale dovrebbe risultare caro che i partiti per i quali vota (e li hanno votati in quasi 40 milioni) possano contare solo sul suo trasparente sostegno finanziario.

La questione della proroga, oggi in votazione alla Camera. La scelta del 4 per mille non era stata propagandata neppure per quanto riguarda la sua inincidenza sul contribuente (e qui i partiti si sono resi colpevoli di omissione e anche di ipocrisia per una mancata campagna di sincera motivazione), e soprattutto s'era creata una situazione di impraticabilità per il mancato invio in tempo utile dei moduli di sottoscrizione a causa della data troppo ravvicinata di scadenza. Si tratte di una decisione inedita da parte del cittadino-elettore, già oberato da tanti adempimenti e per di più non incoraggiato alla comprensione del valore civico del suo atto. Ma non si può negare a chi (come è successo a chi scrive) non ha materialmente potuto decidere, di avere un'opportunità di rimediare: lo si è fatto mille volte in fatto di balzelli e condoni, perché non farlo di fronte ad un'operazione che non comporta sacrificio diretto del contribuente ? Se davvero i digiunatori sono così convinti della impopolarità della norma

, perché hanno paura di rendere effettiva la possibilità di una libera scelta?

Ma al di là delle polemiche contingenti, bisogna avere la schiettezza di dire che quello del finanziamento è uno degli aspetti, non ultimo, di quella riforma della politica e della democrazia che deve chiudere la lunga, penosa transizione italiana. Dobbiamo sapere che non basta un buon governo pro tempore, non bastano le prospettive congiunturali di una ripresa economica e di un ridisegno dei diritti sociali a mettere definitivamente al sicuro la democrazia, la stabilità, un robusto spirito di coesione nazionale se non si ridà fiato e capacità realizzativa alle forme organizzate della politica, a quelle comunità ideali e programmatiche che devono essere i partiti, necessari alla sovranità popolare per comporre e indirizzare le istituzioni. Per questo io voglio poter sottoscrivere il 4 per mille.

 
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