Dichiarazione di Marco Pannella
Roma, 2 Agosto 1997
"Il persistente silenzio di tutti quanti sull'esistenza di un Movimento referendario, dei diritti civili, di radicale riforma liberale dell'economia e dello Stato, e del rapporto di assoluta estraneità e spesso di ostilità da parte del Polo nei confronti di questo Movimento è tanto tacito quanto patetico. Si tratta di un déjàvu, specie negli anni dell'unità nazionale quando i Radicali di Pasolini e di Sciascia, dell'aborto e del finanziamento pubblico dei partiti, della preveggente difesa dello Stato di diritto in Parlamento e con azioni militanti e referendarie nel Paese lo stesso silenzio fu di pragmatica.
Un 'Polo' che si è spostato dal 1994 da posizioni di apologia del Movimento dei diritti civili e referendario a erede del tandem FanfaniAlmirante, cioè di non più del 25% degli Italiani.
Il problema non è quello di Silvio Berlusconi, ma quello di un'enorme azienda che, da tempo, ha scelto di 'passare' da Craxi a D'Alema, ricavandone vantaggi e fornendo servigi che in passato non furono nemmeno immaginabili. La sola forza politica italiana che abbia cercato di contrastare l'involuzione trasformista, conservatrice, dipendente del Polo, che lo ha fatto a tempo e sulla base di precisi obiettivi di riforma istituzionale, di Governo ed economica continua a non dover esistere, né per i Galli della Loggia e quelli del pollaio che contro di lui si sono venuti scatenando.
I 35 quesiti referendari attualmente depositati in tutte le Segreterie Comunali, i 20 precedenti, così come quelli sabotati sin d'allora dalla Fininvest (su elezioni in un sol turno dei sindaci, contro lo strapotere sindacale, contro il finanziamento pubblico dei partiti, contro la liberalizzazione del commercio ecc.), i comportamenti parlamentari in occasione della finanziaria e nella Bicamerale costituiscono tanti elementi di prova sulla politica e sugli interessi reali difesi dal Polo. Certo, si dà un qualche spazio alle voci dissidenti di corte, con qualche intonazione radicale e riformatrice. Ma del Movimento ancorato nel Paese, che ha riportato fra il 70 e l'85 per cento dei voti dei 15 milioni di elettori del 15 giugno, non a caso nemmeno una citazione. Per noi riprova che restiamo, al contrario degli oppositori della sua maestà partitocratica di estrema sinistra e di estrema secessione un'alternativa non solamente politica ma anche sociale ed economica. I galli , in Italia, non amano cantare contro
i veri potenti da ottant'anni. Quelli che da Salvemini ad Ernesto Rossi furono ben individuati come destino autoritario antieuropeo e antiliberale del nostro Paese.