Su "il manifesto" di oggi, Elena Paciotti, presidente dell'Associazione nazionale magistrati", cosi' scrive in un lungo articolo sull'art.513:
" ....L'associazione nazionale magistrati e l'organismo unitario dell'avvocatura hanno insieme suggerito al Parlamento una soluzione ragionevole, innovativa nel nostro sistema, che e' un po' come l'uovo di Colombo e che consiste nel non riconoscere il diritto a tacere davanti al giudice a colui che abbia fatto dichiarazioni accusatorie a carico di terzi davanti al pubblico ministero. Una volta che costui abbia rinunziato alla facolta' di non rispondere non puo' invocare quella medesima facolta' quando si trovi davanti al giudice. In questo modo cio' che dira' al giudice puo' essere vagliato criticamente anche alla luce delle dichiarazioni precedenti, dovranno essere spiegate le eventuali difformita' e confrontate le eventuali versioni diverse alla luce degli altri elementi di prova. ......".
Da notare, soprattutto, quel glaciale "non riconoscere il diritto di tacere davanti al giudice". Una battuta: e che gli fa, la Paciotti, a questo signore che non risponde? Gli spara in bocca? Lo lobotomizza seduta stante per riprendergli la memoria?
Roba da matti. Separazione dei poteri. Indipendenza della magistratura. Tutori della legge. Quasi roba da Codice Rocco (il signore che reiscrisse i codici al tempo del regime fascista ..... per i piu' giovani :-)).
Propongo la creazione di un Comitato Paciotti, con un unco scopo: aiutare la medesima a non farsi male.