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Conferenza Rivoluzione liberale
Partito Radicale Rinascimento - 18 agosto 1997
IMMIGRAZIONE: OCCORRE UN PIANO PLURIENNALE PER GOVERNARE I FLUSSI MIGRATORI, DEMOLENDO L'IMPIANTO ASSISTENZIALISTA DELLO STATO SOCIALE. IL RESTO FINISCE PER ESSERE DEMAGOGIA E RAZZISMO.

L'invecchiamento della popolazione e le caratteristiche del mercato globale suggerirebbero un potenziamento, pianificato e controllato, dell'afflusso di manodopera in Italia ed anche di emigrazione verso i Paesi in via di sviluppo, accompagnata da vera politica di sostegno agli investimenti in tali Paesi. Si tratterebbe di misure essenziali per cercare di evitare il tracollo del sistema pensionistico e di ridinamizzare un'economia sempre più ingessata.

Ma per essere in grado di integrare milioni di persone di culture differenti all'interno del nostro sistema sociale ed economico la vera emergenza è quella dell'abbattimento dell'impianto di fondo dello Stato sociale all'italiana fondato su meccanismi parassitari ed assistenziali e sull'ipertutela di chi un lavoro ce l'ha già. In definitiva, i connotati corporativisti ed assistenziali che attualmente condannano milioni di italiani alla disoccupazione ed al lavoro nero sono gli stessi che condannano milioni di nonitaliani alla clandestinità.

Purtroppo il dibattito attualmente in corso si limita ad oscillare tra demagogie di vario tipo. Da un lato vi è quella del 'protezionismo' del nostro mercato del lavoro o di quella che si supporrebbe fosse la nostra 'civiltà'. Tale opzione è oggi adottata nella versione più o meno per bene da Gasparri, nella versione più volgarmente razzista da Borghezio, o in quella clericalxenofoba dal Cardinal Tonini che, sulle pagine del Corriere della Sera, si è esibito in un'opera di allarmistica mistificazione sul diffondersi della religione islamica in Europa.

Forse più pericolosa è la demagogia di quella cosiddetta 'sinistra' che ammassa proposte irrealizzabili, contraddittorie o inutili nella speranza di lasciare le cose esattamente come stanno. E' evidente che non si può abbaiare per l'affermazione di diritti che in realtà diritti non possono essere (salute, lavoro, casa, studio, ecc...) ed allo stesso tempo esigere una rapido accesso degli immigrati allo status di 'cittadino'. Quanto più si è falsamente generosi da una parte, tanto più diviene difficile gestire il secondo aspetto. Il risultato inevitabile al quale il Governo pare approdare è che l'unico elemento di integrazione che si ha la forza di proporre è quello del diritto di voto, perché per offrire altro, e soprattutto per offrire la possibilità di accedere al mercato del lavoro, quella stessa 'sinistra' dovrebbe demolire quei privilegi sui quali si fondano le corporazioni di regime che la tengono in vita. In un tale contesto il diritto di voto agli extracomunitari, al quale per principio non possiamo

che essere favorevoli, rischia di trasformarsi in un orpello utile soltanto per creare una nuova corporazione da addomesticare: quella degli 'extracomunitari in politica', professionisti dell'antirazzismo e delle opere di carità, disinteressati per mestiere alla rivoluzione liberista e multiculturale.

 
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