Il Donvito professa, mi pare di capire, un antimilitarismo ottocentesco. Niente di grave, ognuno ragiona in base all'epoca in cui si e' maggiormente formato. Temo pero' che un antimilitarismo di questo tipo porti sostanzialmente allo stallo, all'impasse attuale, in cui non mi sembra che si possa progredire ulteriormente se non con qualche riforma di contorno che non modifica sostanzialmente i termini del problema.
Se l'esercito e' una struttura a-democratica, bene rivendico il diritto di farne parte finche' non sara' abolito. Dico ABOLITO, non trasformato in un servizio professionale. Trasformarlo in un esercito professionista significa arrendersi del tutto all'idea che le forze armate siano un corpo separato della societa' senza nessuna interazione. Una area sociale a-democratica per professione e non per accidente temporaneo.
Il diritto (sacrosanto) all'obiezione di coscienza incontra questo grave limite: fa si' che una minoranza privilegiata, coloro che per status sociale sono in grado di fare quello che dovrebbe essere un diritto di tutti, cioe' una scelta, decidono che, essendo svegliarsi alle sei e mezza e quanto segue faticoso e fastidioso, e' meglio andare a vegetare in una biblioteca di Campi Bisenzio. In questo modo l'esercizio di un diritto che dovrebbe essere garantito a tutti diventa un esercizio di paraculaggine per pochi privilegiati, molti dei quali con la maglietta del Che, i quali il problema in termini culturali non se lo sono neanche posto. Semplicemente, hanno deciso che "non gli andava". Legittimo. Ma allora non solo lo studente di Farmacia di Firenze (FI), ma anche il contadino di Craco (MT) deve poter decidere che "non gli va", tanto per cominciare. E questo oggi non accade, quindi, prima del servizio di leva si riformi il servizio civile, in modo da renderla un'opzione effettiva e possibile per tutti senza
discriminazioni geografiche e sociali.
Altrimenti, finche' il servizio civile restera' tale, la vera obiezione sara' l'obiezione dall'obiezione. Il che non e' paradosso inutile: l'oltranzismo antimilitarista da anarchico ottocentesco non aiuta a capire la realta' ed i suoi nessi. Il ribellismo spontaneista di questo tipo serve solo a buttarla in caciara. La frase
VD> dire signorsi' a degli stronzi in
VD> divisa.
l'ho sentita migliaia di volte, ma non ha modificato la realta' di un tau. Molto piu' utile non "mettersi in un angolo a soffrire in silenzio" ma cercare di penetrare i meccanismi della realta', questo si' che permette di pensare di modificarli.
Capire il meccanismo attraverso il quali, posto che c'e' lo "stronzo in divisa" si arriva a dirgli "signorsi'", capire quali sono i percorsi "non detti" attraverso i quali realmente si sviluppa la disciplina, che non e' certo il timore delle punizioni. Altrimenti non si capisce neanche come sia stato possibile il caso della Somalia, come si possa arrivare a sostenere che gli Ufficiali superiori non sapevano nulla. Il che e' formalmente vero, ma sostanzialmente falso, perche' per centomila motivi che si percepiscono solo in parte ma che si intuiscono facilmente, non e' attraverso la disciplina formale che si trasmette l'autorita' dei superiori, ma attraverso quella sostanziale che e' fatta di nonnismo e spirito di corpo (due concetti falsamente antitetici e quindi in realta' incentivati entrambi) e che puo' arrivare agli stupri collettivi senza che Col. e Gen. lo sappiano: forse che la sorgente in montagna sa delle alluvioni nella pianura? Se si vuole arrivare a mettere in discussione questo meccanismo bisogn
a conoscerlo. Lo scongiuro libertario di rito e' un onanismo politico perfettamente inutile. Spargere in terra il seme del pensiero e' uno spreco.
--- MMMR v4.80reg * "1922-1997 Hatu'-75 anni d'amore"