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Conferenza Rivoluzione liberale
Poretti Donatella - 27 agosto 1997
DIO SALVI LA REGINA (E I PARTITI D'OPPOSIZIONE)
In Gran Bretagna il finanziamento pubblico spetta solo alle minoranze. Perche' la democrazia si regge su delicati equilibri. E non sui trucchetti italiani

da IL MONDO sab 30 agosto 1997, rubrica CALCIO DI RIGORE di PIERO MELOGRANI

In un referendum dell'aprile 1993, il 90% degli italiani voto' contro il finanziamento pubblico ai partiti. Cionondimeno questi poterono continuare a farsi rimborsare le spese elettorali, a ricevere contributi per le attivita' editoriali e a godere delle agevolazioni tributarie. Tra il 1993 e il 1996, nonostante il referendum , hanno ottenuto oltre 500 miliardi.

Trovandosi in gravi difficolta' finanziarie, i partiti si sono mossi per reintrodurre anche quel contributo diretto che il referendum del 1993 aveva abolito. Ma si sono mossi con la goffaggine degli elefanti portati a passeggiare tra vasi di cristallo.

Il 2 agosto 1996 i dirigenti di tutti i partiti si accordarono per far approvare il finanziamento in poche ore e in sede di commissione, evitando un dibattito pubblico nelle aule di Palazzo Madama e di Montecitorio. A Palazzo Madama la manovra riusci'. Ma a Montecitorio un gruppo di deputati, quasi tutti del Polo, si ribellarono e raccolsero le firme necessarie perche' fosse almeno adottata la procedura ordinaria.

Il 20 dicembre 1996 ebbe luogo un frettoloso prenatalizio nell'aula di Montecitorio. Il provvedimento fu approvato in un battibaleno da una maggioranza schiacciante. Soltanto tredici deputati votarono contro. E la Lega di Umberto Bossi fu molto zelante nel votare a favore, poiche' avvertiva anch'essa necessita' finanziarie impellenti. Nella stessa notte del 20 dicembre si raduno' una Commissione senatoriale, la quale approvo' in fretta e furia le poche modifiche apportate a Montecitorio.

I partiti sostennero che con la nuova legge, in ottemperanza al referendum del 1993, si sarebbe passati "dal finanziamento pubblico al finanziamento volontario". Veniva chiesto infatti ai contribuenti, all'atto di presentare il modello 740, di dichiarare se volevano oppure no destinare ai partiti il quattro per mille dell'imposta sul reddito.

Sappiamo come e' andata a finire. Nella scorsa primavera meno del 5% dei contribuenti si e' dichiarato a favore. Ma di fronte a un tale smacco gli elefanti del Parlamento, anziche' rassegnarsi, hanno reagito affermando che i contribuenti non erano stati bene informati. E hanno quindi varato un nuovo provvedimento che di fatto consente ai partiti di raccogliere adesioni nei prossimi mesi e di inviarle per posta, magari per cartolina, agli uffici competenti. Dato che l'Italia non e' la Svizzera, abbiamo qualche dubbio sulla correttezza delle procedure che saranno adottate.

I partiti, in loro difesa, fanno osservare come varie forme di finanziamento pubblico siano previste in Germania, Francia, Spagna, Belgio e Gran Bretagna. Tutto vero. Ma trascurano di ricordare che in Italia, nell'attuale Parlamento, siedono ancora molti eredi della Dc, del Pci, del Psi e di altri partiti che rubarono a man bassa e in una misura che nel resto d'Europa non si e' mai conosciuta, concordarono fra loro spese completamente inutili e portarono il debito pubblico alle cifre stratosferiche che conosciamo.

Sara' infine opportuno sottolineare che in Gran Bretagna, grande modello di democrazia, il finanziamento pubblico e' riservato ai soli partiti di opposizione. Lo scopo e' quello di riequilibrarli nei confronti dei partiti della maggioranza, i quali ultimi risultano avvantaggiati dal fatto di controllare gli apparati di governo. I laburisti oggi vittoriosi, pertanto, non ricevono nemmeno una sterlina, mentre ne ricevono tante i loro rivali conservatori. Se trasferissimo un tale sistema in Italia, l'Ulivo e Bertinotti resterebbero a secco, mentre il contributo pubblico andrebbe tutto al Polo e alla Lega. La maggioranza degli italiani sarebbe senz'altro d'accordo. Il Polo, la Lega piu' i 29 partitini esclusi dal Parlamento e dai finanziamenti raccolsero infatti, alle ultime elezioni politiche, il 53,39% dei suffragi.

 
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