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Partito Radicale Rita - 5 settembre 1997
LISTA PANNELLA/ORDINE DEI GIORNALISTI: CONDANNATI BANDINELLI E BERNARDINI PER STAMPA CLANDESTINA

Angiolo Bandinelli e Rita Bernardini hanno ricevuto questa mattina un decreto penale di condanna per aver diffuso l'8 aprile del 96, in Piazza del Pantheon a Roma, il giornale Risorgimento Liberale. Era in corso di svolgimento la campagna elettorale per le elezione politiche e l'iniziativa del giorno di pasquetta aveva coinvolto decine di militanti della Lista Pannella in tutta Italia che si erano autodenunciati per diffusione di stampa clandestina. L'azione di disobbedienza civile era stata organizzata per richiamare l'attenzione dei cittadini sul referendum per l'abolizione dell'ordine dei giornalisti e per porre in evidenza la violenza di norme che limitano la libertà di stampa violando la Costituzione italiana: il giornale non aveva perciò il Direttore Responsabile iscritto all'Ordine e, di conseguenza, non era registrato come previsto dalla legge presso il Tribunale di Roma.

Nel "decreto penale di condanna", notificato oggi, si legge che Bernardini e Bandinelli sono stati "imputati del reato previsto dagli articoli 663 bis e 110 c.p. perché in concorso fra loro divulgavano mediante distribuzione il periodico Risorgimento Liberale pubblicato senza l'osservanza delle prescrizioni di legge sulla pubblicazione e diffusione della stampa, in quanto non iscritto presso la Cancelleria del Tribunale". Si tratta di una condanna senza processo al pagamento di un ammenda di lire 200.000. Per ottenere il processo i due esponenti della Lista Pannella devono presentare opposizione entro 15 giorni.

In merito alla vicenda, Angiolo Bandinelli e Rita Bernardini hanno rilasciato la seguente dichiarazione congiunta:

"Nell'Italia di oggi è possibile, anche se appare incredibile, essere condannati per distribuzione di stampa clandestina, come ai tempi del fascismo e come nelle dittature. L'Italia dell'Ulivo e del Polo non ha ancora trovato modo, con il suo parlamento e la sua bicamerale, di abrogare o modificare gli articoli del codice che sottopongono alla censura di una corporazione chiusa nei suoi privilegi e priva di indipendenza intellettuale e politica nei confronti del potere e di chi lo esercita, la libera espressione del pensiero, la libera pubblicazione delle idee nella battaglia democratica. Ma questo tema sembra non interessare nessuno.

Ovviamente, non pagheremo la "penale" che la condanna ci ha inflitto. Noi vogliamo infatti il processo, un processo che sia occasione della ripresa della battaglia per l'abrogazione dell'ordine e la completa liberalizzazione del diritto alla stampa, un diritto che del resto già il 65,5% dei votanti - in condizioni difficilissime il 15 giugno ha affermato di volere. Stiano sicuri, la corporazione e l'ordine: faremo di tutto perché, durante il processo essi siano inchiodati alle loro responsabilità. Ci auguriamo che l'involuzione di regime che grava sul paese renda almeno possibile combattere questa battaglia"

 
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