Qui di seguito riporto stralci dell'intervento pronunciato da Romano Prodi, allora Presidente dell'IRI, in apertura dei lavori del Convegno "Comunicazione e droga", svoltosi a Venezia il 5-6-7 luglio 1984. Gli Atti furono pubblicati dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri.
"...una sollecitazione della Presidenza del Consiglio (Presidente Bettino Craxi, ndr), che qui colgo l'occasione per ringraziare per la sensibilità politica con cui ha voluto impegnare l'intero Consiglio dei Ministri sul tema e per le iniziative cui in materia ha posto mano...Più di una volta mi è capitato, nel dibattito politico ed economico corrente, di trovarmi collocato su posizioni cosiddette neo-liberali. La cosa non mi preoccupa perchè, come a me sembra ovvio, bisognerebbe chiedere conto delle etichette a coloro che le inventano e le usano apponendole sulle varie persone e sulle diverse realtà. Ma se per caso neo-liberalismo volesse dire non percepire quanto di legami espliciti ed impliciti di solidarietà contribuisca al sostegno delle attività economiche e produttive, questa è l'occasione per chiarire che l'etichetta in questione è inapplicabile, non dico alla mia persona, ma alla realtà contemporanea... Ogni scelta ha i suoi costi. Ogni costo si scarica su qualche settore della società in maggior mi
sura che su altri. Solo la storia potrà dirci se la scelta europea è stata più saggia della scelta in favore dell'innovazione tecnica e della mobilità dei fattori produttivi operata negli Stati Uniti e nel Giappone. A breve termine, e guardando alla dinamica dell'occupazione, si direbbe che Stati Uniti e Giappone hanno operato una scelta che sta risultando meno costosa della nostra. Comunque, non potendo anticipare quello che sarà il giudizio della storia, di fronte al tema su cui siamo chiamati a riflettere qui e oggi, mi sembra che , almeno sul versante dei giovani, abbiamo finito per rafforzare un meccanismo di emarginazione....
...Come operatore è studioso di realtà economiche mi colpisce tristemente il sistema dei mercati illegali che finiscono per sostenersi a vicenda: si pensi al mercato illegale delle armi e ai suoi non infrequenti contatti con quello della droga; ai mercati illegali della moneta come a quelli delle informazioni militari e industriali, per finire ai mercati illegali del lavoro; anche essi ormai operanti a livello internazionale (e solo le notizie sensazionali, quale quella dei clandestini gettati in mare aperto dalla nave che li trasportava, risveglia le nostre coscienze sopite di fronte ai comportamenti criminali che sono connaturati a tali mercati)...E penso che tutti noi dovremmo preoccuparci di questo stravolgimento dei mercati, delle regole professionali, dei circuiti internazionali che sempre più spesso diventa inquinamento dei circuiti finanziari e persino dei meccanismi di formazione del consenso politico... Certamente dobbiamo continuare a riaffermare il valore del rischio, il valore dell'efficienza e
della produttività, il valore del profitto come sintetico strumento di valutazione dell'efficienza economica dell'impresa moderna, il valore dell'intraprendere e dello spendersi in prima persona in vista degli obiettivi prescelti, il valore della cooperazione tecnica e sociale, così come quello della competizione economica. Ma deve indurci a riflettere il fatto che, in modo che possiamo giudicare perverso e quasi caricaturale, gli stessi valori trovano un loro riconoscimento nell'azione e nel comportamento di coloro che producono e distribuiscono sostanze stupefacenti. E qui può cogliersi l'ambivalenza dei valori, anche di quelli che ci sembrano meno discutibili. La riflessione sui valori, allora, ci farà apprezzare con maggiore adesione personale il valore delle regole del gioco entro cui imbrigliare le tensioni economiche e imprenditoriali; il valore delle solidarietà collettive e delle solidarietà internazionali...Più di quanto non sia mai successo nel suo passato l'impresa ha difficoltà a programmare e a
gestire il proprio futuro. Non è pertanto in grado di trasmettere un quadro di certezze cui i giovani possano far riferimento...
...ricollocare l'accento sul principio di realtà piuttosto che sul principio di piacere - per usare termini freudiani e cioè i termini di uno studioso che ha dato un contributo non marginale alla diffusione della cocaina fra gli adulti, in particolare quelli impegnati in lavori intellettuali...
...La massiccia diffusione dell'alcool a partire dalla fine del XVII secolo, sovrapponendosi a quella più tradizionale del vino o della birra, non ha nulla da invidiare, a ben guardare, alla diffusione di sostanze stupefacenti che oggi abbiamo di fronte...Forse la nostra cattiva coscienza ci fa dimenticare questa triste pagina della vecchia Europa, ma il fatto di averla dimenticata non vuol dire che essa non sia stata scritta. E del resto si tratta di una pagina che non è stata completamente voltata. Ma nei suoi aspetti più epidemici e distruttivi l'alcolismo è stato arrestato. Una qualche forma di transizione fra il problema e la società ha avuto luogo. Forme di equilibrio sono state generalmente raggiunte, anche se si assiste, proprio in questi anni e in concomitanza col fenomeno droga, al ritorno di virulenza e all'esplodere della pericolosità del rapporto tra uomo e alcool: a livello individuale e a livello sociale...
...Ma le istituzioni, la società, la cultura hanno dimostrato una capacità di confrontarsi col fenomeno e di contenerne dimensioni ed effetti. Oggi sembra che, nonostante tutto, l'Europa ne abbia ridotto, rispetto al passato, le dimensioni, la pericolosità e l'impatto...
E per finire, un breve passo da un intervento , sempre nella sede di cui sopra, di Giuseppe Di Gennaro, allora presidente dell'Unfdac (Agenzia antidroga dell'ONU) , che dà l'idea della situazione in cui eravamo 13 anni fa e che ci fornisce qualche elemento di speranza per il futuro:
"...c'è un altro aspetto della compatibilità che non è quella ricercata dal drogato, ma quella ricercata dalla società. Mi riferisco alle cosiddette <>, oggi più comunemente definite terapie di <>. Noi dobbiamo ricordare che l'Italia, in Sede Internazionale (tutte le maiuscole sono testuali, ndr), ha preso fortemente posizione contro questo tipo di compatibilità consistente nel somministrare una droga di Stato al tossicodipendente per conservargli un minimo di funzionalità sociale, con assoluta noncuranza per quelli che sono i problemi della sua salute, della sua sanità mentale, della libertà della sua personalità. E' questa una posizione che contrasta con quella di altri Paesi. La nostra cultura, oggi, ha rifiutato questo trattamento, privilegiando invece i valori...".(sul signor Di Gennaro potete trovare altri miei inserimenti passati in "conferenza droga").