di Carmelo Palma (Direzione del CORA-Coordinamento radicale antiproibizionista)L'Opinione, 19-9-1997
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Con ogni probabilita', oggi la VII Sezione Penale del Tribunale di Roma condannera' Pannella per "cessione gratuita di droghe"- per avere cioe' distribuito pubblicamente hashish nel corso di una manifestazione politica. La lotta politica antiproibizionista ha dunque anche una strada "giudiziaria". Che sia la strada piu' logica, piu' "agevole" ed aperta lo confermano i dati dei ministeri dell'Interno e di Grazia e Giustizia, stando ai quali nell'ultimo lustro - per solo spaccio di droga - vi sono transitate, attraverso le porte delle Procure, 173.199 persone , per essere poi, nella stragrande maggioranza dei casi, traghettate nelle galere, dove ogni anno - per usare il gergo ministeriale - fra il 33 e il 39% dei "nuovi giunti" (mediamente, fra il '92 e il '96, 34.933 persone) e' "ristretto" per violazione dell'art.73 del DPR 309/90: in altri termini, per avere venduto o ceduto droghe proibite.
A quanti dovrebbero amministrare giustizia, e' quotidianamente richiesto di officiare il rito della lotta alla droga nelle aule dei tribunali. Vi finiscono, le invadono e le travolgono, grazie all'efficienza ed allo zelo delle forze dell'ordine, i diversi "prodotti" del proibizionismo: curatori e trafficanti della rendita parassitaria che la proibizione assegna ai piazzisti "del proibito"; consumatori (tossicodipendenti e no) imprudenti e spaesati che mancano delle giuste "istruzioni per l'uso" di una legislazione sulla droga (e di una conseguente giurisprudenza), che per fare un esempio consente a volte di farla franca a chi importi 20 grammi di hashish, ma non perdona praticamente mai chi coltiva una piantina di cannabis sul balcone in mezzo ai gerani. E ancora: tossicodipendenti che spacciano, rubano, scippano e ammazzano, per il prezzo drogato che la proibizione impone alle sostanze (ne sono finiti in carcere, nel solo 1996, 28.256).
Grazie alla droga proibita, le aule di giustizia e le celle delle galere sono divenute terre di nessuno e, nondimeno, affollatissime, stipate di disperazioni e di follie, a cui tutti, loro malgrado, sono chiamati a dare il proprio contributo.
Proprio nella giustizia (intesa, prosaicamente, ministerialmente, come ambito dell'amministrazione pubblica)si misura quanto quotidianamente il proibizionismo sia costretto a combattere con i mostri che esso stesso produce ed alimenta: sul totale delle persone incarcerate nel 1996, i detenuti per fatti legati direttamente o indirettamente alla droga (cioe' i tossicodipendenti e i non tossicodipendenti imputati o condannati per spaccio di droga) sono stati il 52% del totale (47.878 su 92.411).
A pestare ed intorbidare l'acqua nel mortaio del proibizionismo, concorrono, inoltre, gli errori di una strategia della repressione che persegue, in maniera indifferenziata, tutte le sostanze, da quelle terribili a quelle assai meno pericolose (come i derivati della cannabis), con il risultato di disperdere e dilapidare energie e risorse. Lo scorso anno il 42% delle operazioni "antidroga" effettuate dalle forze di polizia e' stata relativa a derivati della cannabis (hashish e marijuana): 8.456 su 19.948, poco meno di quelle relative ad eroina e cocaina considerate complessivamente (9.990). E delle 139.000 persone che dal 1990 ad oggi sono state segnalate dalle forze di polizia ai Prefetti - che sono gli amministratori delle sanzioni relative al consumo - il 56% (91.522) sono stati assuntori di droghe leggere.
Gli atti di disobbedienza civile compiuti da Pannella e dagli altri militanti antiproibizionisti, dunque, non rispondono solo ai principi della disubbidienza civile, che impongono a chi intenda riformare una norma od una legge - e ne avverta la gravita' o l'insostenibile ingiustizia - di violarle pubblicamente e di subirne le conseguenze, offrendo in questo modo una incisiva "rappresentazione" dei danni che essa riversa sulla societa' e sui cittadini. Questi atti rispondono anche - e innanzitutto- ad un "principio di realta'", che impone di riconoscere che il campo, il terreno, la palestra in cui il proibizionismo esercita le proprie virtu', celebra i propri terribili fasti e consuma i propri fallimenti sono, senza ombra di dubbio, i tribunali e le galere; li' c'e' la realta', li' ci sono i risultati, li' c'e' "il punto di caduta" di una intera politica. E tutti i protagonisti ne sono insieme ostaggi e vittime: i detenuti e i carcerieri, i giudici e i giudicati.
Se c'e' un Parlamento, un mondo politico capace di altro che di "commenti a margine" delle statistiche giudiziarie o di diverso dalla impressionante "contabilita'" delle vittime a cui si riduce essere la politica sulla droga... se c'e', e' invitato allo spettacolo.