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Conferenza Rivoluzione liberale
Merlo Alessandro - 27 settembre 1997
DISCORSO DEL PRESIDENTE BILL CLINTON
ALL'ASSEMBLEA GENERALE DELLE NAZIONI UNITE

NEW YORK, N.Y., 0RE 10,49

LUNEDI', 22 SETTEMBRE 1997

Signor Presidente, Signor Segretario Generale, illustri ospiti. Quando cinque anni fa mi rivolsi per la prima volta a questa assemblea era appena finita la Guerra Fredda e si stava entrando in una fase di transizione verso una nuova era. Ora ci ritroviamo tutti insieme ad operare per questa storica transizione.

Lasciamo dietro di noi un secolo pieno di esempi delle peggiori azioni di cui l'uomo è capace e del meglio che il suo genio è in grado di offrire. Dinanzi a noi, all'alba del nuovo millennio, possiamo ben immaginare una nuova era in cui siano risparmiati i momenti più bui del XX secolo, che realizzi le più promettenti occasioni offerte e che attraversi frontiere non ancora sperate.

Stiamo iniziando bene. Per la prima volta nella storia più della metà dei popoli rappresentati in questa assemblea può scegliere liberamente il proprio governo. I liberi mercati, crescendo, creano opportunità per gli individui e benessere per le nazioni. Già all'inizio del XXI secolo, più di venti dei paesi membri qui rappresentati (oltre la metà della popolazione della terra), usciranno dalla categoria delle nazioni a basso reddito. Sono in atto potenti forze che ci avvicineranno sempre di più gli uni agli altri, che cambieranno

profondamente il modo in cui lavoriamo, viviamo e interagiamo. Ogni giorno milioni di persone in ogni continente si avvalgono di computer portatili e di satelliti per trasferire in pochi secondi informazioni, prodotti e denaro da una parte all'altra del pianeta.

Un "bit" alla volta, l'Era dell'Informazione sta smantellando quelle barriere economiche, politiche e sociali che in passato isolavano le persone, bloccandone le idee. La scienza riesce a svelare i misteri nascosti nel più minuscolo dei geni umani nell'universo. Non si erano mai viste, nella storia dell'umanità, occasioni così grandi per migliorare le condizioni di salute e la conoscenza dei popoli, per tutelare il nostro pianeta contro il degrado e gli eccessi, per godere dei benefici offerti dai mercati liberi senza peraltro voler trascurare il patto sociale e il suo rapporto con il bene comune.

Eppure, le possibilità di oggi non sono purtroppo le garanzie di domani. Abbiamo ancora molto da fare. Le forze dell'integrazione globale sono sì una grande corrente che opera una sorta di inesorabile erosione dell'ordine costituito delle cose; ma dobbiamo decidere cosa vogliamo che lasci nella sua scia. La gente teme il cambiamento quando si accorge delle responsabilità piuttosto che dei benefici.

Diventa suscettibile di irrazionali atteggiamenti a favore del protezionismo, di allarmanti appelli al nazionalismo estremo e all'odio etnico, razziale e religioso. Le nuove sfide ambientali globali ci impongono di trovare un modo di lavorare insieme senza mettere a rischio le legittime aspirazioni al progresso. Siamo tutti vulnerabili davanti alle sconsiderate iniziative degli stati "canaglia" e delle scellerate attività

dei terroristi, trafficanti di droga e della criminalità internazionale. Questi predoni del XXI secolo traggono vantaggio proprio da quel libero flusso di informazioni, idee e persone, che noi prediligiamo.

Essi abusano della grande potenza tecnologica per dar vita al mercato nero per la vendita delle armi, per mettere in pericolo l'applicazione delle leggi con ingenti somme di denaro di provenienza illecita per riciclare denaro sporco semplicemente premendo un tasto del computer. Sono queste le foze nemiche. Dobbiamo affrontarle insieme poiché nessuno da solo è in grado di batterle.

Per cogliere le occasioni e contrastare le minacce della nuova era globale abbiamo bisogno di una nuova strategia per la sicurezza. Negli

ultimi cinque anni gli stati hanno iniziato ad attuare tale strategia attraverso la creazione di una nuova rete di organismi ed accordi aventi

missioni diverse ma con uno scopo comune quello di assicurare e rafforzare i vantaggi della democrazia e dei mercati liberi,

respingendone i nemici.

E' una strategia che viene attuata in ogni continente. Ne danno testimonianza le alleanze militari allargate come la NATO, il programma

"Partnership for Peace", l'alleanza con la Russia e l'Ucraina democratiche. Gli accordi per il libero scambio che hanno dato vita

all'Organizzazione Mondiale per il Commercio (OMC) e il Global Information Technology Agreement; nonché l'avvicinarsi alle aree di

libero scambio da parte di stati nelle Americhe, nelle regioni asiatiche del Pacifico e altrove nel mondo. Le iniziative rigorose in materia

di controllo degli armamenti, come la Convenzione sulle Armi Chimiche ed il Trattato di NonProliferazione. Le alleanze internazionali

contro il terrorismo, la corruzione, la criminalità ed il traffico di droga. Gli impegni internazionali vincolanti a tutela dell'ambiente e dei

diritti dell'uomo.

Attraverso questa rete di istituzioni ed accordi, gli stati interessati si accingono a fissare le regole fondamentali per il XXI secolo,

gettando così le basi della sicurezza e della prosperità per coloro che le vorranno applicare, isolando invece coloro che le minacceranno

dall'esterno.

Questo sistema potrà evolversi e durare solamente se coloro che vorranno rispettare le regole della pace e della libertà ne saranno

pienamente ricompensati. Soltanto allora i nostri popoli potranno credere che è nel loro interesse sostenere e contribuire alla nascita del

nuovo ordine internazionale

L'Organizzazione delle Nazioni Unite dovrà svolgere un ruolo di guida in questa direzione; colmando le lacune della nuova era globale.

Le principali missioni intraprese nel corso del suo primo mezzo secolo di vita saranno altrettanto importanti nei prossimi cinquant'anni:

ricercare la pace e la sicurezza, tutelare i diritti dell'uomo, aiutare i poveri ad affrancarsi e raggiungere la prosperità attraverso uno

sviluppo sostenibile. Benché concepita in un momento di guerra, il compito primario dell'Organizzazione delle Nazioni Unite deve

rimanere quello della ricerca della pace e della sicurezza.

In questi ultimi cinquant'anni l'ONU si è continuamente impegnata affinchè si evitasse una guerra mondiale e l'olocausto nucleare.

Purtroppo, però, i conflitti tra stati ed all'interno degli stessi stati continuano a manifestarsi. Dal 1945 ad oggi le perdite umane causate

da questi conflitti ammontano a 20 milioni di persone. Solo a partire dalla fine della Guerra Fredda , sono scoppiati ogni anno più di

trenta conflitti armati in cui hanno perso la vita migliaia di persone, comprese naturalmente le 250,000 vittime nella exJugoslavia e più

di mezzo milione di persone uccise in Ruanda.

Milioni di tragedie nel mondo intero devono essere per tutti noi un monito affinché nessuno rimanga accomodante o indifferente. Ogni

disordine in un angolo remoto della Terra può finire per affliggere chiunque di noi.

In ogni parte del mondo la gente si rallegra per i promettenti sviluppi di pace nell'Irlanda del Nord, si rattrista per la perdita di vite

innocenti e si affligge per la rottura delle trattative di pace nel Medioriente, e desidera la composizione delle divergenze nella penisola

coreana, o tra Grecia e Turchia, oppure tra India e Pachistan ora che si celebra il cinquantenario della loro indipendenza.

L'ONU continua ad impedire lo spargimento di sangue in molti stati in El Salvador e in Mozambico, ad Haiti e in Namibia, a Cipro e in

Bosnia dove purtroppo c'è ancora molto da fare; ma questo sarà ora possibile proprio perchè si è posto fine allo spargimento di

sangue.

Nel corso della sua storia, l'ONU ha subito gravi perdite di vite umane. Solo nella scorsa settimana abbiamo sofferto per la perdita di

alcuni nostri valorosi concittadini nell'incidente in cui è stato coinvolto un elicottero dell'ONU in Bosnia. Vi erano cinque americani,

cinque tedeschi, un polacco ed un inglese tutti cittadini di quel mondo che insieme cerchiamo di creare; ognuno di loro al totale

servizio della pace. La loro scomparsa lascia il mondo più povero.

In questo momento l'ONU mantiene la pace in sedici paesi, spesso in collaborazione con le organizzazioni regionali come la NATO,

l'OAS, l'ASEAN e l'ECOWAS, evitando in tal modo conflitti più estesi e grandi sofferenze. Il nostro comune impegno per realizzare un

più realistico addestramento delle forze ONU per il mantenimento della pace, un ruolo più incisivo della polizia civile, ed una migliore

integrazione tra apparati militari e civili aiuterà l'ONU a far fronte ai suoi impegni in futuro.

Nel contempo, dobbiamo migliorare le capacità dell'ONU di garantire una pace duratura dopo la risoluzione dei conflitti. L'ONU non

può costruire gli stati, ma può aiutare uno stato a costruire se stesso promuovendo le sue legittime istituzioni, sorvegliando il processo

elettorale e gettando solide basi per la ricostruzione economica.

Questa settimana il Consiglio di Sicurezza terrà per la prima volta nella sua storia una riunione ministeriale sul tema della sicurezza in

Africa, alla quale sarà lieta di partecipare il nostro Segretario di Stato, e durante la quale prenderà la parola il Presidente Mugabe,

presidente dell'Organizzazione per l'Unità Africana. In questa occasione si potrà meglio evidenziare il ruolo che poi deve svolgere l'ONU

nel prevenire conflitti in un continente in cui si sta realizzando un notevole progresso verso la democrazia e lo sviluppo malgrado

l'esistenza di troppe discordie, malattie e patimenti.

Nel XXI secolo la nostra sicurezza sarà minacciata sempre di più da gruppi collegati tra di loro nelle attività di terrorismo, criminalità

organizzata e traffico di stupefacenti. Queste associazioni a delinquere internazionali già sottraggono fino a 750 miliardi di dollari l'anno

al sistema economico legale. Tale cifra supera la somma del PNL di oltre la metà degli stati qui rappresentati. Tali gruppi sono in grado

di indebolire la fiducia nei confronti delle nuove e fragili democrazie ed economie di mercato che molti di voi sono seriamente impegnati

a mantenere.

Due anni fa mi sono rivolto ai membri di questa assemblea chiedendo loro di unirsi nella lotta contro queste forze. Mi compiaccio della

recente risoluzione dell'ONU in cui si chiede agli stati membri di aderire ai principali accordi internazionali in materia di antiterrorismo,

evidenziando pertanto l'emergente consenso internazionale sul fatto che il terrorismo sarà sempre considerato reato e mai un atto

politico giustificabile. Con l'adesione di un numero sempre maggiore di stati, i terroristi non sapranno più dove fuggire o nascondersi.

Mi congratulo anche con gli stati membri per le misure prese inerenti all'attuazione delle disposizioni contenute nella dichiarazione sulla

criminalità e la pubblica sicurezza proposta due anni fa dagli Stati Uniti in cui si richiede una maggiore collaborazione per rafforzare il

diritto di ogni cittadino ad un minimo di sicurezza attraverso la collaborazione in materia di estradizione e confisca dei beni, la chiusura

dei mercati "grigi" per la vendita delle armi e dei documenti falsi, la lotta alla corruzione nonché un maggiore rispetto della legalità nelle

nuove democrazie.

La diffusione globale di queste organizzazioni criminali ha reso ancor più urgente il nostro obiettivo comune di eliminare le armi per la

distruzione di massa. Non possiamo lasciare che tali strumenti cadano e rimangano nelle mani sbagliate. Ancora una volta sarà l'ONU a

dover assumere un ruolo guida, cosa che ha fatto, con l'UNSCOM in Irak e l'Agenzia

Internazionale per l'Energia Atomica, diventata ora il più esteso sistema globale di ispezione mai concepito per monitorare il rispetto

degli accordi sul controllo degli armamenti.

Nel nostro incontro dello scorso anno, ho avuto l'onore di essere il primo di 146 leader ad apporre la firma sul "Trattato per la messa al

bando degli esperimenti nucleari", che ha rappresentato il nostro impegno per porre fine per sempre agli esperimenti nucleari, e la

ricompensa più auspicata e più ricercata nella storia del controllo sugli armamenti. Ciò ci aiuterà ad impedire che le potenze nucleari

sviluppino armamenti più sofisticati

e pericolosi . Renderà ancora più difficile per gli altri stati l'acquisizione di tali dispositivi.

Vi comunico con piacere che, oggi stesso, questo importantissimo Trattato verrà sottoposto all'esame del Senato degli Stati Uniti per la

ratifica. Il nostro scopo comune dovrebbe essere quello di permettere quanto prima l'entrata in vigore di questo trattato. Chiedo perciò

a tutti di sostenere questo obiettivo.

La seconda missione fondamentale delle Nazioni Unite deve essere quella di tutelare ed estendere a quante più persone possibile i diritti

universali della persona e di garantire le grandi conquiste della democrazia. Cinquant'anni fa la Dichiarazione Universale dei Diritti

dell'Uomo delle Nazioni Unite enunciò la convinzione da parte della

comunità internazionale che tutti gli uomini, dovunque essi siano, hanno il diritto di essere trattati con dignità, di esprimere le proprie

opinioni, di scegliersi i propri governanti. Questi sono diritti universali, non americani, non occidentali, e non riservati solamente al

mondo sviluppato; sono diritti di cui devono godere tutti gli uomini.

Nel corso dell'ultimo decennio tali diritti sono diventati una realtà più di quanto non lo fossero mai stati, dall'Asia all'Africa e dall'Europa

alle Americhe. In un mondo in grado di collegare i ricchi ai poveri, il Nord al Sud, la città alla campagna, in una grande rete elettronica

di immagini condivise in tempo reale, quanto più verranno tutelati tali diritti, tanto

più le persone che non ne godono ne esigeranno il rispetto. Armati di fotocopiatrici e fax, di posta elettronica ed Internet, e sostenuti da

una comunità di organizzazioni nongovernative sempre più importante, essi sapranno far conoscere agli altri le proprie rivendicazioni,

diffondendo, in tal modo, lo spirito della libertà che, come ci dimostra la storia degli ultimi dieci anni, riuscirà a prevalere.

L'ONU deve essere pronta a rispondere, non soltanto con la fissazione degli standard, ma anche con la loro attuazione. Per scoraggiare

eventuali tentativi di abuso, dovremmo rafforzare le operazioni sul campo dell'ONU e i suoi sistemi di avvistamento. Per potenziare le

istituzioni democratiche, i migliori garanti dei diritti dell'uomo, dobbiamo intraprendere delle iniziative volte a creare nuove istituzioni

giuridiche, parlamentari ed elettorali . Per punire i responsabili dei reati contro l'umanità e per promuovere la giustizia affinché sia

mantenuta la pace, dobbiamo continuare a sostenere con fermezza i Tribunali per i Crimini di Guerra dell'ONU e le Commissioni per

l'accertamento della Verità. Prima della fine di questo secolo dovremmo costituire una Corte Internazionale Permanente per perseguire

le più gravi violazioni dei diritti umani. Gli Stati Uniti apprezzano gli sforzi compiuti dal Segretario Generale per rafforzare il ruolo dei

diritti dell'uomo all'interno del sistema ONU e accolgono con grande soddisfazione la nomina di Mary Robinson alla carica di nuovo

Alto Commissario. Faremo tutto il possibile per assicurare che abbia tutto l'appoggio necessario per espletare il suo mandato.

Infine, l'ONU ha la particolare responsabilità di assicurare che l'aumento della ricchezza prodotta dall'economia globale non produca

crescenti disparità tra gli agiati e i disagiati, e che non comporti una minaccia per l'ambiente globale, che è la nostra casa comune. Il

progresso non è ancora alla portata di tutti. Oltre la metà degli abitanti della terra che impiega due giorni per raggiungere a piedi un

telefono, è letteralmente separata dall'economia globale.

Decine di milioni di persone non hanno l'istruzione, la formazione, né le competenze necessarie per sfruttare appieno le loro doti innate.

Gli uomini e le donne al servizio delle Nazioni Unite hanno un'esperienza che abbraccia l'intera gamma di attività umanitarie e di

sviluppo. Ogni giorno lavorano per apportare un contributo sostanziale. Lo scorgiamo nell'aspetto florido di bambini prima costretti a

patire la fame, nell'esistenza ora normale di chi è stato vaccinato contro le malattie, negli occhi svegli dei bambini che hanno potuto

ricevere un'istruzione, nei profughi assistiti che hanno potuto rientrare in patria, nelle azioni di bonifica dei fiumi e dei laghi.

L'ONU deve via via destinare più risorse allo sviluppo e meno alle elargizioni; deve poter dare alla gente ciò che serve per sfruttare

appieno le proprie risorse. Il modo migliore per dare alle persone la possibilità di riuscire è quello di mettere alla portata di tutti le idee,

l'istruzione, la tecnologia che sono la vera ricchezza delle nazioni.

L'ONU deve mantenere il suo ruolo guida per assicurare che i costi del progresso di oggi non ricadano sul futuro. Quando l'anno

prossimo si riuniranno a Kyoto i paesi più ricchi del mondo, per participare alla Conferenza dell'ONU sul Cambiamento Climatico, noi

tutti, paesi sviluppati e in via di sviluppo, dobbiamo cogliere l'occasione per anticipare l'applicazione delle soluzioni atte ad affrontare il

problema dell'effetto serra onde poter lasciare ai nostri figli un pianeta più sano.

A questo riguardo, l'ONU non può più e non deve più operare da sola per mezzo di alleanze innovative con il settore privato, con le

organizzazioni nongovernative e gli istituti finanziari internazionali, si potranno conseguire risultati ben superiori a quelli ottenuti in

passato.

La settimana scorsa, Ted Turner, un americano con una visione straordinaria delle cose, ha destinato un sostanzioso contributo al

potenziamento dei programmi umanitari e di sviluppo dell'ONU. Il suo gesto evidenzia le potenzialità esistenti nella costituzione di

partnership tra

l'ONU e il settore privato sotto forma di apporti in termini di tempo, risorse e competenze. Mi auguro che altri seguano il suo esempio.

Il Segretario Generale si adopera in modo incisivo, in questa sfera ed in altre, per portare avanti la più grande riforma nella storia delle

Nazioni Unite, non avendo come fine quello di ridurne la portata, ma di renderla migliore. Gli Stati Uniti appoggiano completamente la

sua leadership. Dovremmo riuscire a votare la proposta di riforma del Segretario Generale in questa sessione.

Ogniqualvolta in passato mi sono rivolto a quest'assemblea, il tema relativo alle quote dovute dal nostro paese ha sollevato dei dubbi

circa l'impegno degli Stati Uniti a favore dell'ONU. Gli Stati Uniti sono stati uno dei paesi fondatori dell'ONU. Siamo orgogliosi di essere

il paese che ne ospita la sede. Crediamo nei suoi ideali. Continuiamo ad essere, così come lo siamo stati in passato, il suo maggiore

contribuente. Siamo impegnati a garantire il successo delle Nazioni Unite nel XXI secolo.

Quest'anno, per la prima volta da quando rivesto la carica di presidente, abbiamo l'occasione di lasciarci alle spalle la questione dei

debiti e delle quote una volta per tutte; quindi di dare all'ONU delle basi finanziarie più solide per il futuro. E' per me un'esigenza

prioritaria quella di lavorare con il Congresso per emanare leggi che ci consentano di pagare la maggior parte dei nostri arretrati e di

garantire la copertura della quota americana negli anni a venire. Le iniziative intraprese dal nostro Congresso al fine di risolvere tale

problema rispecchiano un forte impegno bipartitico a favore delle Nazioni Unite e del ruolo dell'America al suo interno. Nel contempo,

ci auguriamo che gli stati membri adottino un sistema di ripartizione delle quote più equo.

Lasciatemi anche dire che sosteniamo con forza l'ampliamento del Consiglio di Sicurezza per dare ad un maggior numero di paesi la

possibilità di esprimere il proprio parere sull'attività più importante dell'ONU. Con una migliore condivisione delle responsabilità per i

suoi successi, possiamo fare dell'ONU un organismo più forte e più democratico di quanto non lo sia oggi. Chiedo all'Assemblea

Generale di agire quest'anno su queste proposte in modo da andare avanti insieme.

Agli albori di un nuovo secolo così pieno di speranze, ma non per questo privo di pericoli, abbiamo bisogno più che mai di

un'Organizzazione delle Nazioni Unite dove persone di buon senso possano analizzare e cercare di risolvere i problemi comuni; dove

con una politica improntanta alla buona volontà i diversi paesi possano battersi insieme per la libertà e la prosperità; dove possiamo

creare un futuro all'insegna della pace, del progresso e della salvaguardia del nostro pianeta. Abbiamo le conoscenze, l'intelligenza,

l'energia e le risorse necessarie per compiere questo sforzo. Stiamo creando le indispensabili reti di collaborazione.

Il grande quesito che dobbiamo porci è se abbiamo la visione ed il coraggio necessari per immaginare un futuro che sia diverso dal

passato per liberarci dalle cattive abitudini che caratterizzano i rapporti tra di noi e all'interno dei singoli paesi, per vivere un futuro

diverso. Un nuovo secolo ed un nuovo millenio sono alle porte. Stiamo in pratica già vivendo nel futuro, ed è questo grande dono che

dobbiamo lasciare ai nostri figli.

 
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