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Conferenza Rivoluzione liberale
Donvito Vincenzo - 29 settembre 1997
Liste di Bossi
Ho aspettato ad intervenire, perche' volevo sentire Pannella per bene, e capire quel che con difficolta' intuivo, e che ho ascoltato questa mattina in radio. E anche perche' -siccome sono stanco di parlarmi addosso- avevo intenzione di dire la mia su qualcosa di concreto e non su ipotesi, in un'arena, tra l'altro, di cui non ho neanche la possibilita' di fare il raccattapalle. E quindi intervengo per esprimere un'opinione su cio' che c'e', e non su quello che si pensa che ci potrebbe essere ma che io non posso determinare.

In questa storia delle liste di Bossi, c'e' tutto Pannella, e come potrebbe essere altrimenti, considerato l'ardore, la convinzione, la tenacia e la precisione (di intuizione) che caratterizzano il suo agire politico.

C'e' tutto Pannella, e basta.

Cio' che lui dice -e che in linguaggio non pannellese ci ha ben chiarito in questa conferenza l'intervento di Matteo Mecacci- e' incontestabile. Come si fa a non essere d'accordo con lui. O si e' intellettualmente disonesti con se' stessi, o si e' d'accordo con Pannella.

C'e' tutto Pannella, e basta.

Ci sono anche le firme per le liste raccolte all'ultimo momento e con forti possibilita' di non farcela anche in quei pochi luoghi in cui vorrebbe esserci, anche quando l'ultimo momento non era necessario, perche' gli elementi di valutazione per scegliere oggi, erano gli stessi di una settimana fa, e non c'era alcunche' in pentola che potesse far maturare non so cosa.

C'e' tutto Pannella, e basta.

Ed e' in questo "e basta" che sta la mia chiave di lettura.

Gli italiani che seguono gli accadimenti politici, saranno si' e no il 5-10%, e li seguono attraverso i media tradizionali, in cui non c'e' ne' Radio Radicale, ne' l'Opinione, ne' Quaderni Radicali. La nicchia di informati sul Pannella-pensiero e Pannella-azione saranno al massimo 500 mila italiani .... e vado di manica larga. Tutti in Italia conoscono Marco Pannella, ma, sempre tranne questi 500 mila, lo conoscono per le sue apparizioni sui media tradizionali. Credo di aver chiarito il concetto.

E i media del 1997 sono molto diversi da quelli degli anni '70 e '80, perche' allora vigeva un regime, oggi vige una dittatura. In quei periodi gli spazi riuscivi a conquistarteli perche' giocavi sulle contraddizioni e c'era un Psi con le sue contraddizioni che ci faceva da cuscinetto, e mandavamo anche un gruppo di persone in Parlamento. Oggi non e' cosi', perche' gli spazi non ci sono. Non solo, ma le tematiche rivoluzionanti del pensiero e dell'azione radicale sono diventati patrimonio dei buoni intendimenti dei dittatori che, dicendo di lottare per esse, fanno il perfetto contrario. Forse Caselli e Folena non usano il termine "Giustizia giusta" e non citano il caso Tortora per giustificare la loro visione e azione forcaiola dell'azione penale? E l'antiproibizionismo di D'Alema e della Turco, cos'e'?

Pannella queste cose le sa benissimo, ma ci gira intorno, perche' e' concentrato piu' per mettere insieme un pensiero di globalizzazione dell'azione politica -sia essa nazionale che transnazionale- che non per la costruzione di un riferimento a cui in tanti possano attingere pensiero e azione. E' il suo carattere, ed e' stata la sua forza, grazie alla quale puo' continuare serenamente ad usare il nome partito radicale senza che su questo nome sia evocata alcuna macchia di disonesta' o di vecchio regime. Ma si ferma all'evocazione.

Tornando alle elezioni di Bossi, ripeto che sono d'accordo con la rilettura di Matteo Mecacci. Ma io leggo e scrivo in Agora', ascolto e collaboro con Radio Radicale, mi sfondo le tasche per tenere aperto un riferimento di sede e di struttura per la rivoluzione che vorrei, mi disgusto quando vedo in un tg le immagini di una qualunque guerra, dirigo il Corafax, mi sono raccolto le firme di tutti i referendum pannelliani possibili, sono stato l'eterno candidato fiorentino mai eletto e l'eterno rappresentante fiorentino o toscano in questo in quel consiglio federale prima e generale dopo .... insomma, vi evito la mia storia pubblica (ehm... mi sfugge quella privata....) avete capito: informati e formati come me, in Italia, ce ne sono pochi (per fortuna, dira' qualcuno :-)). equelli come me possono dire: e' giusto avere le liste nel giochino di Bossi.

Il resto -tutti gli italiani meno una piccola parte dei 500 mila di cui sopra ... perche' anche questi in questo caso si scremano- sapranno che Pannella va con Bossi per le sue elezioni. Ma lo fa per difendere il suo diritto ad essere in politica -mi dira' qualcuno. Si' -rispondo io- e' vero, ma, siccome questa storiella del Bossi e' presentata da tutti i media -dico tutti- come il primo passo per la secessione, se tu difendi il diritto di Bossi dall'interno del circo bossiano, non sei piu' percepito come il radicale che difende i principi voltairiani, ma come uno della partita bossiana che difende il SUO diritto. La percezione che oltre alla difesa del proprio diritto, si e' in lotta disinteressata anche per quello dell'altro, e' uno di quei meccanismi di comunicazione politica che, in un Paese di formazione culturale ufficialmente altruista, e' determinante. E', cioe', un problema di comunicazione politica. Credo che il Pannella, con questa storia, perdera' la meta' delle simpatie che ha nel centro-sud del

Paese, e non so quante nel nord. Perche', COMUNQUE, nel centro sud la convinzione che quelli della Lega sono delle merde di razzisti e' molto piu' forte che non quanto possa essere nella realta' del movimento di Bossi. E parlo della convinzione di persone che non seguono la politica, di quel bacino a cui Pannella si rivolge, facendo presa, con la lotta al finanziamento pubblico dei partiti.

Pannella conservera' la sua integrita' morale e politica, ma se ne accorgeranno solo quelli che riescono ad ascoltarlo compiutamente, e non tutt gli altri, che lo vedono solo vestito da fantasma di turno mentre litiga con il bugiardo di turno .... e sulla frequenza e chiarezza di questi turni ci si potrebbe scrivere un trattato, come per l'appunto stanno facendo all'universita', mi pare, di Oxford.

Tutto qui il problema. Ed e' un problema che ritroviamo nel Pannella di questi ultimi anni, in modo piu' accentuato che in precedenza.

Potrei continuare su Pannella e -divertendomi come un matto- sul pannellismo, ma mi fermo qui', perche la lunghezza non si addice al luogo e anche perche' il tema specifico -elezioni di Bossi- l'ho affrontato.

Ah, dimenticavo. Io non sono un intellettuale, ma una persona d'azione. Quindi scrivo e penso sempre con l'alternativa come metodo. Non critico per fermarmi li': porre il problema, come direbbe un buon intellettuale di sinistra o di destra. E anche in questo caso intuisco e so cosa farei di diverso, non in contrapposizione, ma per creare gli spazi d'azione, comune e no, ANCHE di Pannella. Ma questo e' un altro discorso.

All'esigenza sollevata dalle motivazioni di Pannella/Mecacci per partecipare alle elezioni di Bossi, ho risposto ed anche prospettato l'alternativa. Il dopo club Pannella e' un'altra cosa.

 
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