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Conferenza Rivoluzione liberale
Partito Radicale Elisabetta - 2 ottobre 1997
COMUNICATO STAMPA

GIUSTIZIA-PENTITI: DICHIARAZIONE DEL SENATORE PIETRO MILIO SUL CASO SINACORI.

Il Senatore Pietro Milio della Lista Pannella ha presentato un'interrogazione sul caso di Vincenzo Sinacori.

Sinacori è un pentito reo confesso di circa 60 omicidi, tra cui quello dell'agente di Polizia Penitenziaria

Giuseppe Montalto che è stato scarcerato il 25 agosto dalla Corte di Assise di Palermo, dopo poco più di un anno di carcerazione, scontando quindi per ogni omicidio commesso solo 6 giorni di carcere. Il Senatore Pietro Milio ha presentato sul caso un'interrogazione parlamentare.

"Trovo scandaloso - ha dichiarato il Senatore - che chi veniva indicato, solo pochi mesi fa dal PM come un capo effettivo di "Cosa Nostra" che non aveva ancora dismesso i panni del Capo di fronte allo Stato, reo confesso di 60 omicidi, sia, poco dopo, scarcerato "per insussistenza di esigenze cautelari". Il caso Sinacori dimostra come la legge sui pentiti consente un uso indiscriminato di vere e proprie amnistie concesse dopo le prime delazioni, spesso non controllate, ed ancor prima del passaggio in giudicato delle relative sentenze. Per questo, con l'interrogazione chiedo in particolare di poter conoscere il periodo di detenzione sofferto dai "collaboratori di giustizia" ammessi al programma di protezione e il numero di omicidi da ciascuno confessato". Credo infatti che casi come quello di Sinacori pongano con urgenza la necessità di far luce sull'uso indiscriminato dei pentiti e di rivedere quanto prima la legge sull'uso dei collaboratori di giustizia"

Roma 2 ottobre 1997

Ufficio stampa 06/689791

Allegato testo interrogazione.

TESTO:- Al Presidente del Consiglio dei ministri e ai Ministri di grazia e giustizia e dell'interno e per il coordinamento della protezione civile.

Premesso: che in data 25 agosto 1997 la Corte di assise di Palermo, sezione feriale, ha disposto la scarcerazione per insussistenza delle esigenze cautelari di tale Vincenzo Sinacori, già reggente del mandamento di Mazara del Vallo, collaboratore di giustizia dal mese di settembre 1996;

che il predetto ha confessato di aver preso parte, a vario titolo, a circa sessanta omicidi tra cui - come presunto mandante - quello dell'agente della Polizia penitenziaria Giuseppe Montalto, consumato in Trapani, il 23 dicembre 1995;

che, essendo stato arrestato il 16 luglio 1996 il Sinacori ha sofferto (rectius usufruito) di poco più di un anno di crarcerazione - esattamente giorni 405 - per cui, tenuto conto del numero degli omicidi confessati, per ciascuno di essi il predetto risulta aver espiato giorni 6 (sei) e 18 ore di carcere;

che in data 17 luglio 1996- ossia l'indomani della sua cattura il Sinacori risulta aver riportato condanna all'ergastolo per l'omicidio di tale Zicchitella,

si chiede di sapere:

se si ritenga che tale liberale interpretazione giurisprudenziale tuteli le aspettative di giustizia dei familiari delle vittime, tenuto particolarmente conto che in data 3 aprile 1997 nel corso della requisitoria nel processo cosiddetto Petrov, celebrato avanti il tribunale di Trapani, il pubblico ministero requirente cosi testualmente si è espresso sul Sinacori: "Proprio per la sua levatura e per il suo calibro criminale, non ha ancora fino in fondo maturato l'idea di doversi spogliare della sua veste di capo con potere decisionale in un ordinamento che non esiste più. E ancora oggi ha qualche titubanza nel prospettare tutte le sfaccettature di questa articolata associazione, poichè ritiene di potere decidere egli della rilevanza penale di certe condotte. Ritiene che siano più gravi, e per certi versi è indubbio, i fatti di sangue e di dover parlare prima di questi e poi di altri. Pero di fronte abbiamo ancora un uomo d'onore, un capo di Cosa Nostra che non ha dismesso i panni del Capo di fronte allo Stato

;

se si ritenga con le intempestive scarcerazioni adeguatamente realizzata la pretesa punitiva statuale nei confronti di sanguinosi killer mafiosi che spesso non sono in grado di ricordare tutti gli omicidi da loro commessi;

se si ritenga che siano tutelate le esigenze dell'ordine pubblico tenuto conto della precoce riammissione nel circuito sociale- e frequentemente in quello criminale - di soggetti i cui titoli criminali consiglierebbero di mantenerli opportunamente custoditi; se non si ritenga che tale indiscriminata e generosa fino all'inverosimile amnistia concessa dopo le prime delazioni, spesso non controllate, ed ancor prima del passaggio in giudicato delle relative sentenze, non collida col principio fondamentale di diritto secondo cui solo in quel momento l'accertamento giudiziario pro veritate habetur;

se si possa escludere che la riammissione in libertà sia direttamente collegabile ai delitti eccellenti da loro commessi, al loro numero e/o agli accusati eccellenti;

quali iniziative si intenda adottare al fine di verificare la corretta applicazione del beneficio giudiziario nei confronti del Sinacori e quali azioni si intenda porre in essere per evitare intollerabili ulteriori scarcerazioni e per conoscere, altresì il periodo di detenzione sofferto da ciascuno dei cosiddetti collaboratori di giustizia ammessi al programma di protezione ed il numero degli omicidi da ciascuno di loro confessato.

Uff. Stampa 06/689791

ROMA 2 ottobre 1997

 
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