Da un lancio dell'Agenzia Italia del 24 ottobre 1997 delle ore 12.10
In apertura di udienza, il pubblico ministero Pasquale Lapadura ha preso la parola per spiegare che la posizione di Pannella andava archiviata, tenuto conto delle modalità con cui si era svolta quella azione di disobbedienza civile e della evidente motivazione di natura politica che aveva animato il gesto dell'ex parlamentare. Di diverso avviso, invece, il gip Russo che ha ordinato allo stesso pm di procedere con la "imputazione coattiva" di Pannella e di sollecitarne il rinvio a giudizio.
Una decisione, quest'ultima, gradita alla difesa dell'imputato, rappresentata dall'avvocato Giandomenico Caiazza, che, in linea di principio, aveva comunque chiesto il proscioglimento di Pannella sostenendo che l'hashish non può essere considerato sostanza drogante. Una richiesta di perizia da svolgersi sullo stupefacente, però, non è stata accolta dal giudice.
Commentando il rinvio a giudizio, Marco Pannella ha affermato: "Abbiamo sconfitto il migliore procuratore della Repubblica di Roma che aveva chiesto il non luogo a procedere per tutto, dicendo che sul piano strettamente giuridico l'offensività del mio gesto si rivelava assolutamente inesistente riguardo ai capi di imputazione".