Roma, 25 ottobre 1997

Pino Arlacchi, capo del programma antidroga delle Nazioni Unite, ha annunciato di avere raggiunto un accordo con il regime talebano, che si è impegnato ad eliminare gradualmente la coltivazione di papavero da oppio dal territorio afgano: il prezzo della "transazione" è di 25 milioni di dollari.

La politica della "sostituzione delle colture" di droghe è stata e si confermerà fallimentare, perché nessun contributo finanziario per produzioni legali è in grado di sostituire l'incentivo costituito per i prodotti illegali dal valore aggiunto della proibizione. In questo caso, però, si è addirittura fatto di peggio; con il denaro destinato alla "lotta alla droga", si è contribuito al consolidamento di una mafia politica sanguinaria, e si è operato quel riconoscimento politico del regime afgano, che l'intera comunità internazionale continua giustamente a rifiutare. Inoltre, con il reclutamento delle pattuglie talebane nell'esercito della lotta al traffico di droga si è offerta una nuova e "ufficiale" giustificazione ed un nuovo pretesto alla feroce repressione "interna", di cui i talebani sono responsabili.

Se davvero per questa via si ottenessero importanti risultati, non si capirebbe perché il Ministro Napolitano non abbia ancora proposto analoghi patti od "impegni d'onore" alle narcomafie italiane.