O QUASI.A proposito di disobbedienza civile e di "terzo stato", spulciando qua e là, ho trovato questo articolo di Pannella pubblicato dal L'Espresso nel settembre del 1974. Molto, molto interessante.
Disobbedienza
Marco Pannella
I sindacati, i partiti, l'opinione pubblica non capiscono? Non credo. Semmai v'è paura. Dinnanzi all'iniziativa dei compagni di Milano, un interrogativo (che è anche per ora l'unica risposta della quale si è capaci) s'affaccia: "Ma dove s'arriverebbe se...". Ma si provi ad applicare questo criterio di valutazione allo sciopero tradizionale: dove si arriverebbe se tutti scioperassero e nello stesso tempo?
Perché mai lo sciopero dal lavoro del lavoratore dovrebbe essere arma democratica, lecita ed efficace, e non esserlo invece lo sciopero fiscale del contribuente, lo sciopero degli acquisti del consumatore, lo sciopero da pagamento dei servizi pubblici o privati resi inaccessibili o non forniti, lo sciopero elettorale del cittadino, lo sciopero generale di una comunità aggredita nella sua indipendenza e nella sua esistenza?
Non pagare l'intera tariffa del biglietto di trasporto, l'intero affitto di casa, le tasse comunali perché la città non fornisce servizi essenziali, le imposte corrispondenti al bilancio della cosiddetta difesa-nazionale che serve per essere spiati, discriminati, assassinati, tutto questo è reato? E' probabile. Ci si processi, allora, uno per uno. Malgrado la giustizia di regime sarà un'occasione di ricerca della verità, della responsabilità di queste situazioni.
L'arsenale nonviolento di lotta è appena esplorato. L'uso scientifico della legalità borghese ne fa esplodere la contraddizione fondamentale: quella fra idealità che solo, ormai, il nuovo "terzo stato" proletario o proletarizzato può raccogliere e affermare, e il potere che i partiti borghesi interclassisti esercitano da rinnegati, nella direzione opposta, per serbarlo.
Disobbedire agli ordini ingiusti, violare provocatoriamente la legge incostituzionale, elevare obiezioni di coscienza contro pretese di comportamenti moralmente intollerabili, autogestire liberamente e responsabilmente i perimetri sociali, economici e politici nei quali viviamo, prefigurare una società nonviolenta, laica, libertaria, socialista anche nei metodi, nei mezzi, sono stati finora le armi di difesa e di attacco delle minoranze radicali.
Ma forse la principale ragione per le quali le abbiamo praticate e scelte è perché siano accolte e fatte proprie dalle grandi maggioranze senza potere, dalla gente. E' una scelta vincente. Ci vorranno decenni, ma cominciamo a essere, finalmente, sulla strada giusta.
PS qualcuno si ricorda quale fu l'iniziativa dei compagni di Milano ? Grazie.