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Conferenza Rivoluzione liberale
Grippo Antonio - 3 novembre 1997
Sofri

Mi trovo d'accordo con il commento di Prado a proposito della vicenda Sofri, su "Il Giornale" di oggi.

Quei manifesti di "Liberi liberi" che tappezzano anche la sede di V. di Torre Argentina, con la folla gioiosa che "simbolicamente" rompe i muri della prigione e "libera" i tre, non mi sono mai piaciuti.

Non ho potuto fare a meno di chiedermi, lo confesso, se quelle eleganti signore del comitato fossero li' anche per il diritto, o solo per il"compagno" Sofri.

Sicuro, ci sono anche insospettabili garantisti DOC. Insieme ad un esercito di persone che mai hanno speso una parola contro gli abissi di ingiustizia e di illegalita' cancro di questo paese, che non solo con il silenzio, alcuni,

si sono resi complici di quella ingiustizia e di quella illegalita'.

Ma non per i "compagni" in galera, non per gli amici, non per "le persone per bene".

Poco credibili, davvero in troppi, quando parlano di diritto. Si sente che

interessa Sofri perche' e' Sofri, perche' un Sofri non DEVE stare in galera.

Scrive Prado, fra l'altro:

"Quella serie tortuosa di processi, quella somma di sentenze contraddittorie,

gli inopinati cambiamenti degli scenari, l'emergere di verita' tanto vere

quanto processualmente impalpabili: tutto questo rappresenta una situazione che

e' lecito definire di scarsa comprensibilita', cio' che di per se' non puo' lasciare

tranquillo nessuno."

"Ma il caso Sofri non sta tutto in quei processi. E' male che sia cosi', ma sta anche e

largamente al di fuori: e cioe' nell'apriorismo con cui e' montata la reazione

contro gli ultimi giudici, nella rievocazone di fatti e sentimenti semmai

connessi dal punto di vista storico e politico, ma non da quello giuridico e

processuale..."

"Pare che agli amici, ai fedeli dei tre condannati vada bene tutto: grazia,

indulto, legge misurata sul caso specifico, revisione del processo, purche'

Sofri, Bompressi e Pietrostefani siano senz'altro liberati."

"'Liberi liberi' e' il nome dei comitati che conducono la mobilitazione, e

risiede gia' in quella dicitura una ragione di sospetto, di diffidenza, di

dubbio civile. Prima li liberiamo, e poi si vede perche': non si accorgono

che quello slogan ha il reciproco nell'altro, tanto diffuso, che suona

'In galera, in galera', e le prove le cerchiamo dopo.

Quanto ai rimedi...va fermamente rigettato, in ogni caso, quello legislativo

che si sta arrangiando.

Che e', dicano quel che vogliono i promotori, vile e incivile, e comunque

incapace di ripristinare il diritto ipoteticamente violato. Puttosto - ammesso

che ne esistano le condizioni - si riveda il processo."

Gia'.

 
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