Leggo su "Il Foglio" di ieri la rubrica quotidiana di adriano Sofri: "...Che ci siano, in Parlamento come fuori, iniziative variamente tese a soccorrerci...merita naturalmente la nostra gratitudine. Tuttavia noi non abbiamo parte alcuna in queste iniziative. Così è stato per la richiesta di grazia, così è per una eventuale modifica di legge sull'istituto del ravvedimento e qualunque altra misura. Non abbiamo la pretesa di opporci a iniziative che altri vogliano assumere, e d'altra parte non solo non le abbiamo auspicate, ma non ne siamo venuti a conoscenza se non attraverso i giornali. ripetiamo ancora una volta che la strada che noi ci proponiamo è quella della revisione del nostro processo. Ce la proponiamo così come prevede il codice, e non come un espediente per uscire da un vicolo cieco, nè come una specie di concessione umanitaria. Se il codice sarà rispettato, la otterremo. Se prevarrà un'ulteriore difesa del partito della condanna, non la otterremo. Quando la nostra difesa presenterà la sua istanza,
ciascuno potrà farsene un'idea puntuale...".
La secca chiarezza della seconda parte del brano riportato stride con le affermazioni della prima parte. Sofri, Bompressi e Pietrostefani sono troppo intelligenti per non accorgersi che proprio la domanda di grazia era intesa da molti come <>, una scorciatoia per evitare di intraprendere la strada ben più dura (ma l'unica percorribile) della revisione del processo. Molti, troppi si sono illusi che bastasse appellarsi all' <> del Presidente della Repubblica (mi dispiace, ma io non ho firmato...) per avere partita vinta. Scalfaro ha risposto da par suo; quel "no" detto due giorni prima di ricevere le firme, che schiaffo volgare e gratuito, che infamità condita con sorrisi e moine...Sofri non può e non deve assumere il ruolo del "andate avanti voi, poi, a posteriori, mi esprimo"; deve, invece, assumere su di sè tutto l'onere della lotta, come e più dei tempi di "Lotta Continua" e vigilare costantemente afficnhè tale lotta rimanga sulla dura strada e non sia tentata da nuove scorciatoie all'inizio allettanti ma che fanno infine solo perdere tempo, chiarezza ed entusiasmo ai compagni...di strada.
Scusandomi per il tono saccente dovuto allo scrivere on line, ricordo che sullo stesso numero del "Foglio" potete trovare il solito bel pezzo in terza pagina su, questa volta, "Un'antica idea, concedere la grazia per chiudere col passato" con in mezzo una vignetta di Vincino colla scritta "Marco! Ti vogliamo troppo bene non farci stare in pensiero riguardati" sormontata da un inconfondibile capoccione.