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Conferenza Rivoluzione liberale
Commissione Europea Carlo - 7 novembre 1997
articolo sulle liberalizzazioni inviato al Sole 24 ore
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di Emma Bonino

Se si dedicasse un sondaggio ai desideri pi· diffusi fra i cittadini europei contemporanei, due ambizioni probabilmente svetterebbero sulle altre: moltiplicare i posti di lavoro e migliorare, in termini di qualitß e prezzi, i servizi di interesse generale quali telecomunicazioni, elettricitß e trasporti. Uniti da queste preoccupazioni, noi europei restiamo purtroppo divisi sull'elaborazione teorica e soprattutto sull'applicazione pratica delle misure pi· adatte a esorcizzarle.

Pochi sono ormai, entro i confini dell'Unione Europea, coloro i quali contestano sul piano teorico la capacitß che la piena realizzazione di un mercato concorrenziale avrebbe di ottenere -ad un tempo - pi· occupazione e migliori servizi. Molti rimangono tuttavia gli ostacoli, i centri di interesse, che frenano l'adozione degli strumenti concreti necessari per una politica di mercato. Ci sono paesi dove prevale, con effetti paralizzanti, una cultura che tende pi· a difendere l'interesse di corporazioni e gruppi organizzati piuttosto che le regole e l'efficienza del mercato, cio l'interesse di tutti.

A questa categoria appartiene l'Italia, che - fatto salvo qualche proclama di buone intenzioni -non appare certo fra i paesi pi· determinati a percorrere la strada della liberalizzazione dei servizi di interesse generale. La prioritß resta ancora la valorizzazione di alcune societß pubbliche, monopolistiche o comunque dominanti il mercato. E pochi sembrano curarsi del fatto che, come sostiene il presidente dell'antitrust Giuliano Amato, i benefici immediati portati all'erario pubblico da questa politica rischiano di essere pagati cari in termini di competitivitß, occupazione e promozione degli interessi dei cittadini/consumatori.

Qualche esempio? Ritardare l'apertura dell'utilizzo delle reti tlc alternative, consentire tariffe di interconnessione spropositate, rinviare sine die l'entrata di nuovi concorrenti sulla telefonia mobile e non aver ancora istituito una authority ha sicuramente garantito alla Telecom ampi margini di profitto, rendendola appetibile sul mercato azionario. Ha pero' contribuito a conservare rendite di monopolio e a rafforzare la sua egemonia sul mercato italiano, a danno di potenziali nuovi concorrenti in grado di sfidare Telecom. Il mantenimento dei monopoli ENEL e ENI e la politica di accordi e imprese comuni portata avanti da queste societß appare sicuramente in linea con gli interessi dell'azionista Tesoro; ma si scontra con la possibilitß di aprire il mercato alla concorrenza e ridurre i costi per consumatori domestici e imprese. L'attuale gestione di alcuni aeroporti e dell'ALITALIA permette di far tornare in nero i conti della compagnia di bandiera ma rende pi· difficile la redistribuzione degli slot (i t

empi di atterraggio-decollo), la creazione di nuove compagnie o di nuovi servizi a prezzi pi· accessibili.

La prima vittima il cittadino-consumatore, che resta sostanzialmente prigioniero del potere del monopolista. Ma soffrono anche occupazione e competitivitß, visto che l'assenza di un mercato aperto con regole chiare frena gli investimenti in ricerca, sviluppo e diffusione di nuovi servizi. Il quasi-monopolio di Telecom, per esempio, ha reso finora molto difficile la diffusione dei nuovi servizi telematici (primo fra tutti Internet) a prezzi accessibili; con ostacoli alla creazione di nuove imprese in un settore con enormi potenzialitß e danni per i consumatori. Il rischio che in assenza di regole l'ex monopolista applichi prezzi predatori finanziando le perdite coi profitti di attivitß ancora chiuse al mercato; uccidendo cosi sul nascere la concorrenza. Il livello delle tariffe ENEL che penalizza le imprese e le famiglie economicamente pi· deboli sensibilmente pi· alto rispetto a paesi quali gli USA dove il mercato stato liberalizzato. Il monopolio delle poste continua a preservare incredibili ineffic

ienze.

Non contesto che qualche progresso c' stato, anche in Italia. La liberalizzazione dei trasporti aerei ci ha dato tariffe pi· basse, qualche nuova compagnia e nuovi servizi. L'esistenza di un secondo gestore GSM e lo sviluppo di un mercato concorrenziale di fornitori di servizi telematici offre a consumatori e imprese nuovi servizi e alcune limitate riduzioni tariffarie.

Il punto che questi primi timidi risultati sulla via della liberalizzazione l'Italia li deve molto pi· al vincolo esterno (non sempre rispettato, peraltro) degli obblighi comunitari, che non a una vera volontß di apertura e regolamentazione dei mercati dei servizi di interesse generale da parte dei nostri governanti. Questa riluttanza italiana appare tanto pi· preoccupante perch la stessa politica comunitaria di liberalizzazioni a sua volta insufficiente, in settori strategici quali elettricitß, gas, ferrovie e poste. L'Unione nel suo insieme paga il prezzo di equilibrismi e compromessi scaturiti dalla necessitß permanente di conciliare le posizioni di paesi ancora dirigisti quali Francia o Belgio, schierati a difesa dei monopoli di Stato, e quelle dei paesi, come UK o Olanda, promotori di una logica di mercato.

Sogno governanti italiani che, pienamente coscienti delle enormi potenzialitß di sviluppo offerte dalla liberalizzazione del mercato europeo alle nostre imprese (soprattutto le PMI) nonch dei vantaggi offerti ai cittadini-consumatori, spostino risolutamente il nostro paese dal drappello dei recalcitranti al gruppo di quelli che trainano il processo di liberalizzazione. E aprendo il proprio mercato anche indipendentemente dalle direttive di Bruxelles.

 
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