Roma, 24 novembre 1997

"Chiediamo un dibattito pubblico, nei grandi contenitori della RAINVEST, su "Radio Radicale" e su "Radio Parlamento".

Il Parlamento se ne è occupato da un decennio almeno, e con maggioranze pressocché totali, come con l'esplicito sostegno a RADIO RADICALE, di tutti i Capi dello Stato, da Pertini ad oggi, (o appena a ieri sera), di tutti i Presidenti del Parlamento (id. come sopra), di un fenomeno democratico unico al mondo, nella sua concezione e nella sua realizzazione, e come tale difesa (in Parlamento) perfino da tutti i partiti, sempre.

Oggi, per eliminarla, o per tentare di farlo, si vuole eliminare Radio Parlamento, per farla prima o poi resuscitare come espressione della cultura e della storia dell'informazione radiotelevisiva di Stato e di Confalonieri, e di "privati" di Stato e di regime.

Il Parlamento se ne è sempre occupato. E il Parlamento è stato in proposito sempre censurato, come i Presidenti della Repubblica e perfino "i partiti", quanto meno i loro massimi esponenti parlamentari. La stampa, unanime nel suo fariseismo, ha fatto altrettanto, come con tutto quello che non rappresenta potere o fette di potere, di qualsiasi tipo, purché "potere" o "sottopotere" (vero Panebianco?).

Trovo eccessivo, perfino sbagliato, forse, che Radio Radicale, in queste condizioni di ostilità burocratica, cioè di potere, un riflesso più che un calcolo, continui a fungere da "Radio Parlamento", ed anche "Radio" di servizio pubblico; fors'anche un errore non chiudere battenti.

Ma sarà ch'io serbo la fierezza di poter essere, quanto meno, un ascoltatore di Radio Radicale, e - a mio modo - un suo collaboratore".