Roma, 24 novembre 1997
(Il seguente articolo di Marco Pannella verrà pubblicato domani dal quotidiano "L'Opinione". Con preghiera di citarne la fonte)
"Lo sfascio sciagurato e angosciante della giustizia italiana affonda le sue radici lì dove solamente il movimento radicale cercò di estirparle sul nascere, nella sua chiarezza (che resta pressoché unica) culturale, politica e ideale e nella sua capacità di preveggenza nel governare le situazioni e nel cercare di coinvolgere democraticamente il popolo in battaglie creative di giustizia e di libertà, contro il sistema e il regime antidemocratici e fuori-legge.
Questo sfascio inizia con le leggi Bartolomei e Reale; con l'opera eversiva e sovversiva, servile, della Corte Costituzionale, dopo le sue primissime Presidenze; con le scelte ferocemente trasformiste, antireferendarie e antiparlamentari della Sinistra, la corruzione innanzitutto intellettuale del mondo clericale e dei laici di complemento, con l'ideale consociativo e di compromesso storico dei Berlinguer e dei Pietro Ingrao, non di rado di esplicite continuità crispine; con l'opera, il pensiero, la crescente autorità di Francesco Cossiga, nobile, tragica, incarnazione e maschera delle illusioni antiliberali con cui si confondono ragion di Stato e senso dello Stato; con le leggi antiterroristiche, alibi per la difesa di un minimo di sovranità dello Stato, origine e tutore di tutte le violenze, comprese le più sanguinarie, di tre decenni almeno.
Avevamo pubblicamente (cioè, per quanto ci riguarda, clandestinamente, a causa della dittatura partitocratica e faziosa sulla e della informazione) previsto, non solamente con Leonardo Sciascia, e con Pierpaolo Pasolini, ma con referendum, lunghi scontri parlamentari, lotte nonviolente, a volte fin nei dettagli di oggi, lo sfascio dello Stato e della società civile, le sue forme, i suoi episodi, i suoi esiti inevitabili.
Occorre, come nel regno dell'economia, anche in questo della giustizia, una soluzione nel contempo classicamente liberale e letteralmente rivoluzionaria. A Palermo e da Palermo torna in questi giorni d'attualità anche il mònito di Pascal: chi vuole essere angelo, è bestia. E bestia eccelsa e infame, delle più feroci. Vittime immancabili oltre che giustizieri e arcangeli. Una giustizia tardo-fascista, tardo-controriformistica, tardo-comunista. Esattamente come lo Stato del Polulivo, di Rai-Tv e di Confalonieri".