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Conferenza Rivoluzione liberale
Grippo Antonio - 25 novembre 1997
Liberali&libertari&...

Il mio "E la liberta' di rompersi la testa?" era, in realta', una piccola (piccolissima) provocazione.

Personalmente in motorino porto sempre il casco.

Personalmente considero l'obbligatorieta' del casco per tutti una norma accettabile (adottata anche, e da parecchio, in societa' che amiamo spesso prendere a modello), come l'obbligo altrove pluridecennale di allacciare le cinture.

D'altra parte, come si concilia questa norma con la convinzione che ciascuno debba poter disporre della propria salute e della propria integrita' fisica come crede?

Come si concilia con la posizione di chi, parlando di droghe, non ammette che alle volte (ad es. quando l'"assunzione" rende pericolosi per ALTRI) si possa essere antiproibizionisti essenzialmente perche' "non funziona", e

pone l'antiproibizionismo sempre e solo come "imperativo etico" di liberta' personale assoluta?

Tale posizione di "liberta' assoluta e per principio" pare davvero in forte contrasto con le affermazioni, a proposito dell'obbligatorieta' del casco:

==> La liberta' di rompersi la testa... cozza contro i costi sociali derivanti dalle numerose teste rotte da rabberciare (quando si puo').

Questo e' un tipico argomento dei proibizionisti sulle droghe. "La liberta' di massacrarsi con la droga X...cozza contro i costi sociali..."

==> Il casco obbligatorio (per tutti) puo' essere un ragionevole compromesso tra la tua liberta' di andare in giro senza casco e la mia liberta' di spendere i miei soldi per un ristorante e non nelle tasse necessarie a pagarti soccorso e cure

riabilitative.

Non parliamo di quanti proibizionisti sulle droghe spiegano che non vorrebbero spendere soldi per quegli stronzi di drogati che gravano sulle strutture pubbliche (le proprie tasse), per cui bisogna proibire le droghe punto e basta.

Verrebbe davvero da chiedersi perche' non, allora, anche l'obbligo di coprirsi bene quando fa molto freddo, per gli stessi motivi (ma l'ha gia' notato il Direttore).

Andare in moto senza casco, rispetto ad andarci col casco, e' per alcuni un grande piacere; sarebbe del tutto arbitrario definirlo un piacere "inferiore" ad altri, piu' celebrati...

E allora? E allora, per me, una regola, una norma, una proibizione (ad es. la proibizione di andare in moto senza casco) hanno un senso (il che NON significa che non possano essere discusse o contestate, hanno un senso)

se sono "possibili", cioe' praticabili, se vengono accettate facilmente, se producono risultati notevoli,

se non risultano piu' dannose del danno che vogliono rimuovere, se il non rispetto e' facilmente e correttamente e imparzialmente sanzionabile.

Anche senza imperativi etici, anche senza ideologia: proibire l'eccesso di alcol a chi, ubriacandosi, diventa violento (proibizione che amplierebbe, in teoria, la liberta' complessiva), non funziona, per cui NON si puo' fare comunque.

Proibire di vestirsi leggeri quando fa freddissimo NON si puo' fare (oltre ad essere solo un esempio limite, per capirsi).

Proibire a tutti di andare in moto senza casco funziona: a fronte di qualche fastidio (d'estate!), cui spontaneamente non ci si sottoporrebbe, si salvano molte teste, si evitano molte tragedie complesse.

Per me questo e' un modo di ragionare da liberale. Ma il bello dei liberali e' che tirano fuori i modi di ragionare piu' disparati...

Con buona pace di chi avesse considerato la mia uscita estremamente libertaria... :-))

 
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