del radical pannelliano medio, in cui mi ci metto anch'io:quello di credere di avere l'impostazione giusta, sempre e comunque, salvo poi, con ventata passionalmente passionale, cambiare a 360 gradi o svuotarsi piu' o meno temporaneamente.
Quando Bandinelli ci dice che "se ci fossero storici seri ....." e, sgomento, conclude "ma storici non ce ne sono, tanto meno commentatori e politologi liberal(s)", e' lo specchio di questo metodo.
Ed e' quello su cui sto maggiormente riflettendo in questo periodo, rivisitando la vita passata e cercando di guardare con occhi diversi quella presente, e scalpitando per il futuro, perche' non sia piatto e autoelogiativo, ma levatore di bellezza, altro e Diritto.
La fine della storia, come la fine della cultura -che non a caso sono temi cari ad autori giapponesi, che' partono dall'anno zero di Hiroshima- non sono vezzi di fronte al quale un pensiero e una prassi libera devono fare spallucce, ma sono riflessioni in cui l'attore radicale -solo per la sua esperienza, e non altro- ha molto da dire. E non si tratta di ricostruire o riformare o rivoluzionare, ma si tratta semplicemente di altro, che parta, anche in questo caso, dall'anno zero, cioe' dal nulla, cioe' dalla morte.
Fermarsi, invece, al proprio granitico convincimento di avere comunque il pensiero giusto -magari anche accapigliandosi per chi e' piu' liberale, o piu' laico o piu' libertario-, e' come, pur nella sua differenza, l'adesione dell'Anpi (Associazione nazionale partigiani d'Italia) alla manifestazione antileghista di Venezia.
Il dubbio che si manda in soffitta con l'ottimismo della volonta', si trasforma in certezza della propria speculazione, approdando al ghetto (in senso ebraico, positivo) del "l'avevo detto, io ...". E la voce, oltre ad essere mozzata dall'esterno, subisce un processo di auto-mozzamento inconscio.
E si diventa incapaci di armarsi contro il revisionismo storico sulla prassi -piu' che sul pensiero- liberalsocialista, limitandosi solo a gonfiare i propri fianchi perche' si ha la certezza di se' stessi, perdendo la percezione dell'altro.
L'1,5% di voti alla lista pannelliana antiproibizionista e referendaria alle elezioni comunali romane, e' il collegamento di questo metodo e di questa prassi con il potenziale fruitore di politica. E ricordo che la stessa percentuale l'ha avuta un'oscura (in senso di immagine) lista di socialdemocratici.
Grazie per aver letto questa riflessione.