PRODUCE TANTO, CONTA POCOIL GIORNALE, 5 gennaio 1998
di Lelio Lantella, pagina dei COMMENTI
Una grande tradizione di letteratura politica ama esprimersi per mezzo di parabole. Una di queste, recentissima ,e' la bella battuta di Tremonti sul gigante nano. Sissignore: c'e' un povero gigante che e' anche nano. I giganti, per fortuna loro, non hanno quasi mai un difetto cosi'. Possono avere un occhio solo come il povero Polifemo; possono avere i piedi d'argilla, difficilissimi da infilare nelle scarpe; magari, come certi giganti delle favole russe, sono cosi pesanti che sprofondano fino alla cintola, la qual cosa e' un supplizio anche solo per portare a spasso il cane. Ma il nostro gigante sarebbe ben contento se avesse un solo occhio e se avesse i piedi di argilla e se sprofondasse fino all a cintola. Invece è addirittura un nano.
Questo monstrum sta forse in una caverna per celare la sua contraddizione? No. E ben visibile tra noi.
Diciamo allora che nel nostro Paese c'e' un gigante: cioe' l'esercito dei produttori autonomi, i sette milioni di partite Iva (che coinvolgono oltre trenta milioni di persone). Ma questo gigante e' nel contempo un nano: non governa il Paese pur essendo maggioranza; conta come il famigerato due di picche; viene spremuto come l'uva a cui tolgono il succo e le lasciano la buccia rattrappita.
In verità, il nanismo del nostro gigante, e' ancor piu' grave di quello che Tremonti per delicatezza, ha ritenuto di svelare. Oltre al nanismo politico si vedono anche segni di nanismo "ideologico": il nostro gigante e' povero di discorso intorno al Passato e al Futuro; e' povero di discorso su idee, valori, progetti. Non produce ne' corpi ne' anticorpi culturali.
Andando alla natura profonda del malanno, e volendo usare una terminologia medico/marxiana, si può dire che il nostro povero gigante è affetto da "nanismo sovrastrutturale olistico": il nanismo e' sovrastrutturale poiche' riguarda cio' che va oltre il substrato economico; e' poi olistico nel senso di "totale", dal greco "olos" che significa "tutto" (e in effetti, per indicare le malattie piu' gravi, i medici sentono il bisogno di ricorrere al greco). In conclusione, il nostro gigante non conta nulla nel campo della politica, dell'amministrazione, della giustizia, della formazione, dell'informazione, della cultura in generale.
Tale nanismo e' il peggiore tra tutti i nanismi che possono capitare ai giganti. Il poverello rischia di diventare cosi' piccolo che la sua forza puo' essere vanificata anche da mariuoli sconclusionati come il Gatto di Collodi (attenzione, non dico il Gatto e la Volpe, ma solo il Gatto, e allora figuriamoci quando ci si mette anche la volpe con tanto di baffi e di cervello).
Cosa ha fatto di male il povero gigante per beccarsi un malanno cosi' gramo? Niente.
Anzi: lavora, produce, inventa, e' la fonte di quel poco di decoro che viene oggi riconosciuto alla immagine italiana. Tuttavia ci sono due "ma": ha un vizietto ed e' un illuso.
Il vizietto consiste nel praticare smodatamente un solo genere letterario: il lamento. il nostro gigante si lamenta il giovedi' grasso, l'ultimo dell'anno, il sabato e la domenica. Attenzione: proprio tutte le domeniche, anche quelle dei ballottaggi. Il gigante si lamenta cosi' tanto che poi
"non tiene capa" per uscire di casa, per scendere dal monte, per tornarsene dai flutti e correre alle urne: e le urne fanno a meno del suo voto.
L'illusione sta poi nella perniciosa credenza di riuscire pur sempre a cavarsela. E mentre si illude lo nanizzano. E' talmente piu' nano rispetto anche solo a due anni fa, che ormai dovrebbe preoccuparsi. Invece si lamenta ma non si preoccupa.
Che dire di tale nanismo sovrastrutturale? Per un verso e' comprensibile in rapporto al modo d'essere del produttore autonomo: egli ha molto da fare, e' individualista, disprezza la politica, non intende che il suo disimpegno ideologico puo' essergli fatale. Per altro verso, sul fronte opposto, occorre considerare la strategia della sinistra la quale, nei paesi occidentali, ha formulato il massimo impegno per il controllo della sovrastruttura come tappa per l'egemonia complessiva. La Sinistra ha proceduto gradualmente, e sistematicamente, a controllare gli apparati politici, i sindacati, le burocrazie amministrative e giudiziarie, le scuole, le universita', le case editrici, i mezzi di informazione. Attraverso il controllo della sovrastruttura, che nel suo complesso e' un poderoso sistema direttivo, e' diventato facile esercitare il controllo della societa' e persino il governo dell'economia.
Tale strategia puo' consolidarsi e persistere finche' il popolo dei produttori continua ad avere spazi e motivazioni sufficienti per operare, competere, sfidare i mercati, garantirsi la continuita' nelle generazioni future. La strategia diventa impraticabile, invece, quando la sovrastruttura si espande troppo sino a diventare tirannica e incompatibile, e allora il popolo dei produttori rischia di morire.
Ma questo popolo, nella Storia, poche volte si e' lasciato suicidare.