Roma, 8 gennaio 1998
Dichiarazione di Marco Pannella:
"L'atteggiamento di troppi sulla tragedia e sullo scandalo algerini è - se possibile - ancor più ignobile, irresponsabile e pericoloso di quello avuto da tanta parte dell'Europa - e tanto a lungo - a pratico sostegno delle aggressioni nazi-comuniste di Milosevic contro i popoli ex jugoslavi: popolo serbo incluso.
Nella 'giungla' algerina operano ormai molti Pol-Pot che - come quello cambogiano - contano sull'appoggio estero per giungere al potere nella capitale.
A posteriori e al lume dei fatti, occorre perfino rivedere anche il giudizio sul 'colpo di Stato' attuato quando il fondamentalismo - già allora con il terrore e con la corruzione - sembrò sul punto di prendere 'legalmente' il potere.
Da quel giorno, lo sforzo di democratizzazione c'è stato ed è stato sabotato anche dalla comunità internazionale, attenta a sostenere attorno agli interessi del petrolio le più ignobili alleanze, contro tutti i popoli del medio-oriente, con regimi immondi e assassini.
Anche in Algeria si attua una strategia volta a trattare e accordarsi con i polpottiani locali, dando loro in olocausto, ciecamente e cinicamente, il popolo algerino.
Il regime algerino sarà pure corrotto. Ma i polpottiani algerini sono essi stessi la corruzione (del diritto, della politica, delle prospettive dell'Algeria): la vogliono, la praticano, la impongono, la incarnano.
Questa 'peste' che divampa nel mondo - da quella terra dove si sta attuando un vero e proprio genocidio - era stata profetizzata dall'algerino francese Albert Camus, cui fu tragicamente imputato dalle 'sinistre' di ogni tipo di non addebitarla tutta alla Francia e ai suoi pur gravi errori. Camus, invece - ora lo sappiamo - fu grande, tragico profeta.
Il solo modo, oggi, di difendere l'Algeria, e noi stessi, e un minimo di civiltà è difendere senza remore e indecisioni lo stato legale, le autorità legali.
Essere 'terzi', mediatori, fra un esercito di fondamentalisti sgozzatori e il potere ufficiale, è oggi essere i 'secondi' dell'esercito della morte."
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